Il debito pubblico italiano è al momento sostenibile, ma il governo non può permettersi errori. E’ il senso di un’analisi di Alessandro Tentori, responsabile degli investimenti di Axa Investment Managers Italia dopo la forte situazione di forte incertezza sui mercati italiani e in vista del Def (il Documento di economia e finanza a base della legge di bilancio per il 2019) che dovrebbe essere pubblicato entro il 27 settembre.
“L’Italia non è più correlata di altri Paesi membri alle variazioni del ciclo economico globale e il rischio di una correzione della congiuntura globale espone tutti i paesi della zona euro alla volatilità degli asset finanziari, ma l’Italia potrebbe soffrire di più a causa della crescita potenziale relativamente bassa”, premette il gestore.
Secondo i dati analizzati da Axa Im la correlazione del pil italiano con il pil dell’Eurozona è circa 0,9, livello in linea con Francia e Germania. La crescita italiana è anche molto correlata a quella tedesca (0,8), evidente risultato dei forti interessi commerciali bilaterali. Rispetto al pil statunitense, il pil italiano ha una correlazione di circa 0,4-0,45, in media con Germania e Spagna. “Notiamo inoltre che la Francia appare leggermente più sensibile alle variazioni del pil nordamericano (0,5)”, rileva Tentori.
Ma “non è tanto la sensibilità del pil Italiano al ciclo economico globale che mi preoccupa, quanto piuttosto il livello di crescita media degli ultimi 20 anni, 0,5%, che evidenzia una carenza strutturale rispetto alla crescita media di Eurozona, 1,5%, e Stati Uniti, 2,2%. La crescita potenziale è dunque uno dei nodi chiave per l’equilibrio tra crescita reale, finanza pubblica e mercati finanziari. Senza inoltrarci nella complessa analisi delle cause di questa crescita molto contenuta, a mio avviso da ricondurre a una architettura industriale non appropriata a competere con il fenomeno della globalizzazione, bisogna comunque tenere conto del fatto che essa limita per definizione il margine di operatività di ogni governo italiano”, aggiunge Tentori.
Stando alle stime ufficiali della Commissione Europea, il differenziale tra costo del debito e potenziale fiscale dovrebbe attestarsi all’1% in Italia, a pieno regime di crescita e inflazione. “Questa misura è importante nel contesto della riduzione dello stock di debito pubblico, perché ci suggerisce il breakeven in termini di bilancio primario: a livello di equilibrio, il rapporto debito/pil si contrarrebbe solo nel caso di entrate fiscali in eccesso dell’1%”, prosegue il gestore.
In sostanza, “nonostante l’analisi confermi la sostenibilità del debito pubblico italiano, ne evidenzia anche l’esiguo margine di errore. Le fonti di errore possono essere molteplici: stime troppo ottimistiche sulla crescita e sul bilancio primario, piuttosto che sull’inflazione e quindi sull’effetto di deflazione dello stock di debito pubblico. Anche il costo del rifinanziamento può incidere negativamente sul margine di operatività del governo, ma va ricordato che la politica molto oculata del Mef, ovvero l’allungamento della vita residua del debito, durante il periodo di Quantitative Easing fa sì che un allargamento dello spread Btp/Bund sia molto meno oneroso che in passato”, sottolinea Tentori.
In conclusione, “sarebbe riduttivo concentrare la discussione esclusivamente sui limiti fiscali del Trattato. Sarebbe però altrettanto miope non evidenziare il ritardo strutturale dell’Italia in un contesto socio-economico che ha visto l’epocale transizione della Cina e delle economie del sudest asiatico da economie in via di sviluppo a economie sviluppate”.
Fonte: Milano Finanza – https://www.milanofinanza.it/news/tentori-axa-im-la-bassa-crescita-e-il-vero-fardello-italiano-201809051110171924