I listini azionari statunitensi hanno aperto in calo nella prima seduta di luglio. La causa, ancora una volta, è delle tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e il resto del mondo. Il Dow Jones cede lo 0,67%, mentre l’S&P 500 lascia sul terreno lo 0,54%. Decisa anche la flessione del Nasdaq Composite, a -0,8%.
“I buoni fondamentali vengono oscurati dal timore delle possibili ricadute negative del dramma che continua ad andare in scena sul commercio”, dice Tom Essaye, fondatore di The Sevens Report, secondo cui sebbene “le tariffe attualmente in vigore non rappresentano una quota elevata del commercio globale o del Pil americano, le minacce costanti di una escalation pesano sempre di più. Anche perché non si vede alcuna soluzione all’orizzonte”.
Non c’è solo Pechino nel mirino dell’amministrazione Usa. Il presidente Donald Trump ha affermato infatti che sui temi commerciali “l’Ue è forse scorretta come la Cina, solo leggermente meno”. Dall’altro lato dell’Atlantico Bruxelles ha messo le mani avanti, annunciando che se l’inquilino della Casa Bianca imporrà i dazi sulle importazioni di automobili dall’Europa, l’Unione risponderà con tariffe su 294 mld di dollari di merci americane. La Commissione Europea ha anche ricordato come i carmaker del Vecchio continente danno lavoro negli Stati Uniti ad oltre mezzo milione di persone, tra addetti alla produzione e impiegati nei concessionari.
Il botta e risposta tra Usa ed Ue “farà sì che la paura di una guerra commerciale resti centrale nelle menti dei trader in questo inizio di settimana”, conferma Jasper Lawler, head of research di London Capital Group.
Gli investitori attendono poi l’Ism manifatturiero Usa di giugno, che è previsto dagli economisti di Intesa Sanpoalo in calo a 58 punti dai 58,7 di maggio. A maggio l’indagine riportava attività, occupazione e prezzi in rialzo, ma ordini, ordini inevasi e ordini dall’export in calo. A giugno ci dovrebbe essere un ulteriore rialzo dei prezzi pagati, sulla scia dei rincari del petrolio e dell’acciaio, a fronte di una correzione di attività e ordini dall’estero. Il settore manifatturiero, nonostante i crescenti timori legati alla guerra dei dazi, nei prossimi trimestri si manterrà in espansione, anche se si apriranno possibili spazi per un rallentamento nella parte finale dell’anno.
Inoltre la spesa in costruzioni Usa a maggio, sempre secondo gli economisti di Intesa Sanpaolo , dovrebbe aumentare dello 0,4% su base mensile dopo l’incremento dell’1,8% di aprile. Il dato ad aprile è stato spinto dal segmento privato, in rialzo del 2,8% su base mensile, con una variazione del 4,5% per l’edilizia residenziale e dello 0,8% per quella non residenziale. Entrambe queste componenti dovrebbero essere in rialzo solido nel secondo trimestre.
Sul fronte valutario, il dollaro si rafforza e il cambio euro/dollaro scende a 1,1601. Sull’obbligazionario il rendimento del Treasury biennale è del 2,528%, mentre quello del decennale è del 2,845%.
Fonte: MilanoFinanza – https://www.milanofinanza.it/news/anche-wall-street-accusa-il-colpo-dei-dazi-e-delle-tensioni-politiche-in-europa-201807021603445933