S&P Global stima l’impatto sull’economia mondiale dell’epidemia di coronavirus. “La velocità e la diffusione negli ultimi due mesi rappresentano un rischio per l’economia globale e il credito”, afferma l’agenzia di rating, secondo cui il rallentamento della Cina, le cui previsioni sul Pil sono state ridotte dal 5,7 al 5%, impatterà per lo 0,3% sul prodotto interno lordo globale nel 2020. General Motors ha intanto annunciato per la prossima settimana la sospensione provvisoria delle attività per la carenza di componenti dalla Cina, dove il blocco degli impianti per limitare la diffusione del coronavirus ha colpito la produzione. Due linee di assemblaggio di Gm Korea di Bupyeong, capace di produrre 400.000 veicoli annui, chiuderà lunedì e martedì prossimi per la mancanza di componenti legate all’elettronica.
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S&P: Pil Italia a +0,4% nel 2020
L’agenzia S&P stima per l’Italia una crescita del Pil dello 0,1% per il 2019. In un rapporto dedicato alle prospettive di Eurolandia, S&P prevede una crescita per il nostro Paese dello 0,4% nel 2020 e dello 0,6% nel 2021. Per il 2022 è attesa una crescita dello 0,7%. Per l’area euro l’agenzia di rating prevede un “ulteriore rallentamento” nel 2020, con una crescita dell’1,1% nel 2020 dopo il +1,2% nel 2019.
Secondo S&P la Germania all’interno dell’area euro “resta la più colpita dal collasso degli scambi commerciali globali”.
L’Italia” è la seconda economia più colpita “anche se una riduzione dell’incertezza politica e dei premi di rischio sovrani potrebbe sostenere la fiducia delle aziende e aumentare la domanda interna nel 2020”.
Fonte: ANSA – http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2019/09/26/sp-pil-italia-a-04-nel-2020_c01b5abb-8e3c-4b27-9e39-626aeb51da73.html
Argentina: S&P, Paese in default tecnico
La società di rating statunitense S&P Global Ratings ha collocato l’Argentina in una posizione di default tecnico dopo l’annuncio da parte del governo di Buenos Aires di una estensione delle scadenze dei titoli pubblici a breve termine che si configura come un “mancato rispetto dei tempi di pagamento accordati”.
In una nota pubblicata a Washington e rilanciata dai media argentini S&P aggiunge comunque che questa analisi, “sostenuta dalla impossibilità per l’Argentina di collocare titoli a breve termine”, potrebbe essere rivista se, come assicurato, il rimborso dei titoli alla fine si realizzerà.
S&P taglia pil Italia allo 0,1% in 2019, +0,6% nel 2020
Anche S&P Global taglia le stime di crescita sull’Italia. Nel 2019, si legge in un report dedicato all’Eurozona, l’aumento del pil italiano è stato rivisto allo 0,1%, dallo 0,7% previsto a dicembre, con il nostro Paese che si conferma fanalino di coda dell’area euro. Nel 2020 la crescita si fermerà allo 0,6%, in calo rispetto allo 0,9% previsto a dicembre. In frenata tutta l’Eurozona, la cui crescita nel 2019 è stata rivista al ribasso dall’1,6% all’1,1%, a causa soprattutto dal rallentamento di Germania e Italia.
Lagarde, area euro non pronta per prossima crisi – L’area euro non è pronta per la prossima crisi: ”è più preparata” per un’inattesa tempesta economica perchè più ”resistente di 10 anni fa. Ma non è abbastanza resistente. Il sistema bancario è più sicuro, ma non abbastanza sicuro”. Lo afferma il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, spingendo affinchè si compiano progressi sul fronte dell’Unione Bancaria e del Mercato dei Capitali. Lagarde osserva comunque come l’euro ha giocato un ruolo ”centrale per rafforzare l’integrazione europea, che si è tradotta in un aumento degli standard di vita nel Continente”.
”Dopo una formidabile corsa fatta di una crescita relativamente forte negli ultimi anni, l’attività economica nell’area euro sta ancora una volta rallentando e i rischi aumentando”, ha affermato Christine Lagarde.
Un giovane su quattro nell’area euro e’ a rischio poverta’ e questo ”getta un’ombra scura sulla prossima generazione del continente. Una sfida legata a questa e’ l’ascesa dei movimenti populisti in alcuni paesi, che mettono in dubbio l’idea dell’integrazione Europea. Ora e’ il momento di rafforzare questo ecosistema unico”. Lagarde ha sottolineato che ora e’ il momento di dare una spinta all’unione finanziaria nell’area euro.
Incubo rating, i pericoli di un doppio downgrade dell’Italia
Lo spread che aumenta in modo esponenziale e una platea di compratori del debito pubblico che cambia, da subito, in modo radicale, lasciando spazio a hedge fund e fondi speculativi, portatori di una inevitabile recrudescenza della volatilità sul mercato azionario e obbligazionario della Borsa di Milano. Saranno questi i primi effetti di un’eventuale doppia bocciatura del rating sul debito sovrano italiano a fine mese, quando è atteso che si pronuncino Moody’s e S&P.
L’Italia al momento si trova due gradini sopra la soglia del non investment grade, categoria di imprese e Paesi molto rischiosi per la platea di investitori. Moody’s le assegna il rating Baa2, Fitch e S&P il voto ‘BBB’, mentre per Dbrs l’Italia è un gradino ancora più su, con il rating ‘BBB high’. Insomma, è considerata un Paese affidabile, in grado di onorare i suoi debiti e rimborsare gli interessi in scadenza. Se il giudizio dovesse peggiorare e finire anche a un solo notch dal livello ‘junk‘, gli effetti non sarebbero indolori.
Intanto perché “il premio al rischio non cresce in maniera lineare”, spiega Manuela Geranio, docente di Economia degli Intermediari Finanziari all’Università Bocconi. “Lo spread – dice all’Adnkronos – aumenterebbe in modo più che proporzionale. Durante la crisi del 2008, nel passaggio da una tripla BBB a BB la crescita del premio al rischio è aumentata tre volte tanto. Non accade lo stesso nel passaggio da una A a una tripla BBB”.
Sugli effetti di un downgrade pesa molto anche l’outlook. “Di per sé, un declassamento di un’agenzia di rating può non essere un fatto sconvolgente, in certi contesti. Contano anche l’outlook, cioè le prospettive future, e l’aspetto corale di questa scelta, se cioè confermata dalle altre agenzie”, sottolinea a sua volta Antonio Cesarano, Chief global strategist di Intermonte.
Lo scenario peggiore è che al downgrade di Moody’s si sommi un outlook negativo, che dia prospettive di un ulteriore taglio del rating da qui ai prossimi sei o dodici mesi. Se poi a ridosso arrivasse anche un downgrade di S&P – il suo giudizio è in agenda il 26 ottobre – o anche solo una revisione in negativo dell’outlook, il mercato potrebbe cominciare a riposizionarsi. “Stare al limite dell’investment grade è molto rischioso perché il mercato tende ad anticipare le azioni delle agenzie di rating”, osserva l’analista.
L’eventualità provocherebbe effetti quasi immediati, anche se non meccanici. In primo luogo, possono cambiare le politiche di investimento dei grandi fondi internazionali, ossia fondi comuni o fondi pensione, che diversificano e mettono un tetto massimo ai titoli più rischiosi.
“Quando ci si avvicina a questa soglia, cambia il mercato e cambiano i compratori. Con un rating ‘junk’ – osserva Geranio – molti compratori istituzionali, soprattutto fondi comuni e fondi pensione, non possono più comprare perché hanno limiti in statuto su investimenti ad alto rischio. Da una parte il mercato si restringe, dall’altra cambiano gli interlocutori, un po’ più hedge fund e meno investitori stabili, come gli assicurativi, cosa che ci esporrebbe a una maggiore volatilità”.
Ci sarebbe poi da considerare l‘effetto scia che il downgrade di un rating sovrano porta con sé. Le agenzie di rating riuniscono i comitati e valutano le implicazioni del declassamento di un Paese sulle società residenti che emettono obbligazioni. Sarebbe, nel caso, quasi scontata una revisione per il settore pubblico (Comuni, pubblica amministrazione), per quello delle partecipate statali e soprattutto per quello delle banche, molto esposti sui titoli governativi.
Gli istituti italiani, secondo i dati di Banca d’Italia, possedevano a luglio 373,3 miliardi di Titoli di Stato in portafoglio, un numero in crescita di circa 40 miliardi di euro negli ultimi sei mesi.
“In questi casi, gran parte delle società, a ruota, subisce un declassamento del proprio rating. Quelle che hanno per lo più interessi all’estero potrebbero uscirne indenni, ma sono più l’eccezione della regola”, sottolinea Cesarano.
Quanto allo sguardo delle Authority europee nei nostri confronti non cambierebbe molto. Per le regole della Bce, sia ai fini del QE che ai fini delle operazioni di rifinanziamento con Titoli di Stato come garanzie collaterali (beni offerti in garanzia di un prestito, ndr), basta che almeno una delle quattro agenzie mantenga il Paese in area investment grade per continuare le operazioni.
“Questo è vero, ma – puntualizza Geranio – c’è anche il mercato interbancario e su quello italiano potrei aspettarmi una stretta”. Ovvero, “i titoli messi a garanzia, peggiorata la loro qualità, potrebbero subire un haircut, cioè un taglio del valore applicato alla garanzia”. Oppure, le banche “potrebbero aumentare il costo del funding, ossia dei finanziamenti, ammesso che vogliano ancora farne”.
A cosa guarderà Moody’s prima di decidere? “Sicuramente alla gradualità dell’implementazione delle misure annunciate dal nuovo Governo e agli obiettivi di riduzione del debito”. Nella nota del 20 agosto in cui l’agenzia americana ha annunciato che avrebbe aspettato la fine di ottobre per pronunciarsi, lo stallo delle “riforme strutturali” è citato come uno dei rischi significativi per una revisione del giudizio, insieme all’indebolimento dell’opera di consolidamento dei conti pubblici.
“A livello macroeconomico, i segnali sono positivi, anche il mercato del lavoro sta migliorando. Lo stato di salute generale dell’Italia rispetto al 2011 è migliorato e questo non dovrebbe giustificare un downgrade”. Tuttavia, ammette la docente della Bocconi, un taglio del rating “potrebbe essere legato solo alla capacità di questo Stato di far fronte agli obblighi e gli annunci che vengono fatti sul debito e deficit sono quelli che peseranno di più sulla decisione. Il nostro pregresso, purtroppo, conta più del nostro futuro”.
Fonte: ADNKronos – http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2018/10/06/def-pericoli-doppio-downgrade-dell-italia_jvyCCcsPUEzkHYALAj9LoN.html