Banche europee, Moody’s abbassa l’outlook da stabile a negativo

Peggiora lo scenario per i gruppi bancari del Vecchio continente. E a penalizzarli è l’andamento incerto dell’economia. Moody’s ha rivisto al ribasso l’outlook per le banche europee portandolo da stabile a negativo, con particolare riferimento agli istituti bancari tedeschi e britannici, i principali d’Europa. L’agenzia di rating ha spiegato che l’indebolimento delle prospettive economiche in buona parte dell’area provocherà un peggioramento della qualità dei prestiti e della redditività.

Nel caso delle banche dell’Eurozona l’outlook è negativo in quanto la decelerazione dell’economia e il protrarsi della politica monetaria accomodante eroderà una già debole redditività. Nel Regno Unito le prospettive per le banche sono inoltre negative perché l’incertezza legata alla Brexit indebolirà le condizioni operative e rallenterà la domanda di credito. Non solo. Anche la forte concorrenza e i tassi d’interesse bassi peseranno sulla redditività. Come sottolinea Carola Schuler, analista del settore bancario di Moody’s, «i sistemi bancari del Regno Unito e della Germania rappresentano la maggior parte delle attività bancarie della regione e questo porta in negativo l’outlook complessivo».

Si mantiene stabile, invece, l’outlook per le banche nordiche, complice la crescita economica che, pur in rallentamento, continuerà a dare sostegno al settore bancario. Anche nei Paesi del Centro-Est Europa la crescita sarà più lenta, ma resterà sempre maggiore di quella dell’area euro e alimenterà le opportunità di business per le banche. Ma il forte incremento dei prestiti indebolirà la solidità del capitale e le riserve di liquidità.

Nella Comunità di Stati Indipendenti (Csi) le condizioni operative resteranno stabili nonostante il rallentamento economico, i crediti deteriorati continueranno a diminuire e la redditività beneficerà della riduzione degli accantonamenti per perdite sui prestiti.

Fonte: IlSole24Ore  –  https://www.ilsole24ore.com/art/banche-europee-moody-s-abbassa-l-outlook-stabile-negativo-ACgVPg4

Moody’s rivede outlook banche, da negativo a stabile

L’outlook di Moody’s sulle banche italiane passa da negativo a stabile. Lo comunica l’agenzia di rating spiegando che le aspettative per il 2020 sono di un’ulteriore progressiva riduzione dei crediti deteriorati. Le condizioni di finanziamento delle banche miglioreranno, spiega ancora l’agenzia, e il loro capitale rimarrà stabile.

“Prevediamo che i prestiti problematici delle banche italiane scenderanno nel 2020 per il quinto anno consecutivo – ha dichiarato Fabio Iannò, vicepresidente senior di Moody’s -. Tuttavia, secondo i dati dell’Autorità bancaria europea, il loro rapporto dell’8% rimane più che doppio rispetto a quello della media dell’Unione europea pari al 3%. Teniamo anche conto delle nostre previsioni per una crescita debole ma positiva del Pil italiano e delle nostre prospettive stabili sul rating del debito sovrano italiano”.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2019/12/04/moodys-rivede-outlook-banche-da-negativo-a-stabile_bfae52e5-c715-479d-84db-627b8921246c.html

Argentina: S&P, Paese in default tecnico

La società di rating statunitense S&P Global Ratings ha collocato l’Argentina in una posizione di default tecnico dopo l’annuncio da parte del governo di Buenos Aires di una estensione delle scadenze dei titoli pubblici a breve termine che si configura come un “mancato rispetto dei tempi di pagamento accordati”.
In una nota pubblicata a Washington e rilanciata dai media argentini S&P aggiunge comunque che questa analisi, “sostenuta dalla impossibilità per l’Argentina di collocare titoli a breve termine”, potrebbe essere rivista se, come assicurato, il rimborso dei titoli alla fine si realizzerà.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2019/08/30/argentina-sp-paese-in-default-tecnico_e4f9287c-6549-4b61-99d8-d26704510e85.html

S&P taglia pil Italia allo 0,1% in 2019, +0,6% nel 2020

Anche S&P Global taglia le stime di crescita sull’Italia. Nel 2019, si legge in un report dedicato all’Eurozona, l’aumento del pil italiano è stato rivisto allo 0,1%, dallo 0,7% previsto a dicembre, con il nostro Paese che si conferma fanalino di coda dell’area euro. Nel 2020 la crescita si fermerà allo 0,6%, in calo rispetto allo 0,9% previsto a dicembre. In frenata tutta l’Eurozona, la cui crescita nel 2019 è stata rivista al ribasso dall’1,6% all’1,1%, a causa soprattutto dal rallentamento di Germania e Italia.

Lagarde, area euro non pronta per prossima crisi – L’area euro non è pronta per la prossima crisi: ”è più preparata” per un’inattesa tempesta economica perchè più ”resistente di 10 anni fa. Ma non è abbastanza resistente. Il sistema bancario è più sicuro, ma non abbastanza sicuro”. Lo afferma il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, spingendo affinchè si compiano progressi sul fronte dell’Unione Bancaria e del Mercato dei Capitali. Lagarde osserva comunque come l’euro ha giocato un ruolo ”centrale per rafforzare l’integrazione europea, che si è tradotta in un aumento degli standard di vita nel Continente”.

”Dopo una formidabile corsa fatta di una crescita relativamente forte negli ultimi anni, l’attività economica nell’area euro sta ancora una volta rallentando e i rischi aumentando”, ha affermato Christine Lagarde.

Un giovane su quattro nell’area euro e’ a rischio poverta’ e questo ”getta un’ombra scura sulla prossima generazione del continente. Una sfida legata a questa e’ l’ascesa dei movimenti populisti in alcuni paesi, che mettono in dubbio l’idea dell’integrazione Europea. Ora e’ il momento di rafforzare questo ecosistema unico”. Lagarde ha sottolineato che ora e’ il momento di dare una spinta all’unione finanziaria nell’area euro.

Fonte: ANSA – http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2019/03/28/sp-taglia-pil-italia-allo-01-in-2019-06-nel-2020_55f3b47f-e657-4cbc-9974-c470ce35130d.html

I tassi dei BTp tornano ai livelli di maggio

Lo spread tra BTp e Bund si riduce a 235 punti base, ai minimi da fine settembre scorso. Il rendimento del BTp decennale è in calo al 2,44%, il livello più basso da fine maggio scorso. Per rivedere però i livelli di aprile/inizio maggio 2018 manca ancora parecchio dato che il rendimento del decennale era all’1,7% (70 punti base in meno) e lo spread era sotto i 120 punti, sostanzialmente la metà dei valori attuali.

La carta italiana è in territorio positivo, dopo che Moody’s ha lasciato invariato il proprio giudizio sul rating sovrano italiano a ‘Baa3’ con outlook stabile.

A sostenere il sentiment sui periferici anche il pronunciamento di S&P sul rating sovrano del Portogallo, alzato a BBB da BBB-, con outlook che passa da ‘positivo’ a “stabile”.

«Il rating del Portogallo è stato migliorato, ma ancora più importante è che Moody’s non abbia fatto nulla con il rating dell’Italia”» spiega Sebastian Fellechner, strategist di DZ Bank. «La non-decisione sta aiutando il mercato».

Fonte: IlSole24Ore – https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2019-03-18/i-tassi-btp-tornano-livelli-maggio-112923.shtml?uuid=ABaKpIfB

Moody’s taglia stime Pil Italia a 0-0,5%

“Avevamo una stima dell’1,3% sulla crescita del Pil italiano. Quest’anno sarà sicuramente sotto l’1%, probabilmente un valore tra 0 e 0,5%”. Lo ha detto Kathrin Muehlbronner, lead analyst per l’Italia di Moody’s. Quanto al rating di Moody’s sull’Italia, abbassato lo scorso ottobre, “abbiamo un outlook stabile, copre un arco di 12-18 mesi e non vediamo cambiamenti”, ha aggiunto sottolineando che “abbiamo assunto una crescita bassa, per un paio di anni al massimo, e sotto 1%”. Moody’s vede anche “un significativo rischio di elezioni anticipate probabilmente dopo le elezioni europee.
Difficile dire quale sarà il governo”. “La situazione è poco chiara e il rischio politico è difficile da ‘prezzare’ – ha spiegato Muehlbronner – potrebbe esserci necessità di una nuova coalizione con ulteriore incertezza politica”. Eurostat ha certificato che il Pil italiano è all’ultimo posto nella Ue con un -0,2% nel quarto trimestre del 2018. Anche su base annua, l’Italia è il Paese che cresce meno con un +0,1%.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2019/02/14/moodys-taglia-stime-pil-italia-a-0-05_41327d2a-e5ce-4220-af3c-d0eb198183a4.html

S&P taglia stime Pil Italia, 2019 a +0,7%

Standard & Poor’s rivede al ribasso le stime di crescita per l’Italia. Il pil dovrebbe crescere quest’anno dell’1% e il prossimo dello 0,7%, meno quindi dell’1,1% previsto lo scorso 26 ottobre. E’ quanto emerge dallo ‘European Economic Snapshots’ pubblicato dalla società di rating, che prevede un progressivo calo del tasso di disoccupazione, dall’11,3% del 2017 al 10,5% del 2018 al 10,2% del 2019. Per il 2020 e il 2021, S&P stima un pil in crescita rispettivamente dello 0,9% e dello 0,8%.

“Prevediamo una crescita dell’1% per il 2018 e dello 0,7% per il 2019. Condizioni finanziarie piu’ stringenti per il governo si rifletteranno probabilmente in costi di finanziamento piu’ alti per i consumatori e le aziende. Ci attendiamo che gli investimenti decelerino e che rallenti” il processo di “riduzione dell’elevato livello di non performing loan”, afferma Standard & Poor’s. “Il contesto esterno offre poco sostegno alla crescita, fra il rallentamento economico globale e le incertezze legate alle dispute commerciali” mette in evidenza Standard & Poor’s.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/12/19/sp-taglia-stime-pil-italia2019-a-07_02843ea0-825e-4125-b612-2533dd9d992b.html

S&P conferma rating Italia, Di Maio : ‘andiamo avanti’

“Io non ho litigato con Draghi. Ho solo espresso un parere, come lui esprime i suoi. E credo che questo sia un Paese libero in cui tutti possiamo esprimere la nostra opinione”. Lo ha detto Luigi Di Maio a margine di un sopralluogo a Paternò, col capo dipartimento della Protezione civile, Angelo Borelli, prima tappa di incontri in paesi del Catanese, dell’Ennese e del Siracusano colpiti dal terremoto e dall’alluvione delle settimane scorse.

“Standard and Poor’s non ci ha declassati. Siccome bisogna leggere il negativo anche dove non c’e, stamattina tutti dicono che ci ha ‘mazzolati’. Invece deve essere ben chiara una cosa: questo Governo non arretra, si farà il reddito di cittadinanza, si farà la pensione di cittadinanza, si farà la quota 100 per mandare in pensione le persone” ribadisce il ministro dello Sviluppo economico.

La parola d’ordine dunque è tranquillizzare i mercati. Come? “Dicendo che non usciamo dall’euro. Perché tutti si sono convinti, a causa di una narrazione sbagliata che qualcuno ha voluto fare, e non noi del governo, che l’Italia voglia uscire dall’euro e dall’Europa. Noi non soltanto ci stiamo bene, ma tra alcuni mesi si vota per le europee e quindi l’Europa diventa di nuovo quella dei cittadini”. “Io sono sicuro che a livello europeo – ha aggiunto Di Maio – tutti i cittadini provocheranno una scossa forte, politica, per mandare a casa questa classe dirigente che in questi anni ha tagliato la nostra sanità, le nostre pensioni, il welfare ed i servizi ai Comuni, con il debito pubblico che è perfino aumentato”.

Rating confermato ma outlook negativo. Il verdetto dell’ agenzia Standard & Poor’s sulla sostenibilità finanziaria del sistema italiano arriva alle dieci di sera e suona come un campanello di allarme, materializzando i timori di un percorso sempre più a ostacoli per il governo italiano alle prese con la presentazione della legge di bilancio.

“Il piano economico del governo – fa sapere S&P – rischia di indebolire la performance di crescita dell’Italia”. Nel mirino anche la riforma delle pensioni, che rappresenta “una minaccia ai conti pubblici”. Per ora però il declassamento non c’è, mantenendo l’Italia a due lunghezze di distanza dal livello ‘spazzatura’ (BBB).

Il nuovo test è atteso per lunedì, alla riapertura dei mercati, quando gli occhi saranno di nuovo sullo spread e la tenuta dei bancari. “S&P lascia invariato il suo rating. Riteniamo che questo giudizio sia corretto alla luce della solidità economica del Paese: l’Italia è la 7/a potenza industriale al mondo e la 2/a manifattura Ue. La competitività delle imprese ci permette di avere un surplus commerciale consistente e il risparmio delle famiglie è solido. Sulla decisione di portare in negativo l’outlook e su alcuni giudizi negativi sulla manovra economica, siamo fiduciosi che mercati e istituzioni internazionali comprenderanno la bontà delle nostre misure”.

Tutto un “film già visto”, commenta Matteo Salvini che assicura che in Italia non salteranno “né banche né imprese”.

E poco dopo, su Twitter, Luigi Di Maio assicura che il governo è pronto ad andare avanti: “chi aspettava Standard&Poor’s per continuare a remare contro il governo oggi ha avuto una brutta sorpresa”.

Fatto sta che per l’agenzia di rating Usa le stime del governo non tornano: la crescita, sostengono gli analisti americani, viene rivista al ribasso (1,1%) e il deficit è più alto di quello messo nero su bianco da Roma e pari al 2,7%. Dopo giorni in cui i due vicepremier hanno sostenuto ripetutamente di non essere disponibili a cambiare manovra e strategia in politica economia, non è però detto che non diventi più forte la posizione di chi sostiene la necessità di qualche ritocco, con un occhio in particolare alle banche che potrebbero subire più di altri il peso del differenziale fra i Btp e i Bund. La partita certo resta complicata, anche per i toni accesi scelti dagli alleati. Solo poche ore prima della valutazione negativa di S&P, Luigi DI Maio aveva infatti assicurato di non temere le agenzie di rating. Ma non solo. Il leader pentastellato sceglie anche di andare allo scontro con il governatore della Banca centrale europea Mario Draghi, che ha messo in guardia dalle ricadute dell’innalzamento dello spread proprio sugli istituti di credito. “Siamo in un momento in cui bisogna tifare Italia – osserva – e mi meraviglio che un italiano si metta in questo modo ad avvelenare il clima ulteriormente”. Riescono a mostrare “molto più rispetto” addirittura i ministri tedeschi, è la chiosa.

Vero è che gli istituti bancari sono da giorni al centro di riflessioni da parte del governo, dove si registrano spesso anche approcci diversi fra gli alleati. L’Italia è pronta a tirare su un muro difensivo, “costi quel che costi”, è la tesi di Matteo Salvini. “Nessuna banca salterà. Se qualcuno pensa – prosegue il leader della Lega – di speculare sulla pelle dei risparmiatori e degli italiani, sappia che c’è un governo e c’è un paese pronto a difendere le sue imprese, le sue banche e la sua economia”. Ma questo, aveva puntualizzato un paio di ore prima l’altro vicepremier (Di Maio), “non significa prendere soldi dagli italiani”. Qualsiasi intervento che ricadesse in qualche modo sui risparmiatori sarebbe d’altro canto difficile da giustificare per il governo giallo-verde che della loro difesa ha fatto una bandiera. Una strada possibile, secondo Salvini, potrebbe essere allora proprio quella delle fusioni: “se ci sono le condizioni economiche, perché no?”, osserva il leader della Lega. Intanto Roma continua a essere alle prese anche con Bruxelles, che in settimana ha bocciato la manovra: anche su questo fronte non si registra al momento alcuna volontà di cambiare rotta ma il confronto resta aperto, fa sapere il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker.

Fonte: ANSA  –

Moody’s declassa l’Italia

Moody’s declassa l’Italia, tagliando il rating da Baa2 a Baa3 con outlook stabile su debito elevato. La decisione del downgrade dell’agenzia, che conclude la revisione avviata il 25 maggio, è appena un gradino sopra il livello dei titoli cosiddetti ‘spazzatura’. Due i fattori chiave: la manovra di governo, che punta a decifit di bilancio più elevati nei prossimi anni e il rapporto debito pubblico/pil che secondo i tecnici dell’agenzia probabilmente si stabilizzerà sempre nei prossimi anni attorno al 130%, contrariamente alle ipotesi previste di riduzione. Ma non solo: con l’andamento del debito pubblico soggetto a prospettive di crescita deboli, il rapporto debito/pil potrebbe ulteriormente aumentare.

La crescita a medio termine inoltre potrebbe risentire dello stallo dei piani di riforme economiche e fiscali strutturali. L’agenzia ritiene che dopo un temporaneo aumento della crescita dovuto alla politica fiscale espansiva, si torni poi al tasso tendenziale dell’1% e in ogni caso l’agenzia ritiene che anche nel breve periodo lo stimolo fiscale fornirà un impatto più limitato rispetto a quanto ipotizzato dal governo. Insomma a parere di Moody’s, i piani di politica fiscale ed economica del governo non comprendono un’agenda coerente di riforme. Quanto all’outlook stabile, secondo Moody’s riflette i punti di forza del Paese: dal’economia ampia e diversificata agli ingenti avanzi delle partite correnti, agli investimenti internazionali nel Paese, all’alto livello di ricchezza delle famiglie italiane potenziale cuscinetto e fonte di possibile finanziamento per il governo.

SALVINI – “Il governo andrà avanti nonostante le agenzie di rating e i commissari europei e qualche incomprensione interna, faccio esercizio di yoga per superarla e la supereremo”. Questo il commento del vicepremier Matteo Salvini a margine del Forum Coldiretti a Cernobbio. “Siamo qui per rispondere ai problemi degli italiani – ha detto – non per far saltare i governi né per impaurirci dai giudizi delle agenzie di rating che in passato hanno clamorosamente dimostrato di fallire i loro giudizi come falliranno questa volta. E’ una buona manovra e andremo fino in fondo”.

DI MAIO – “Siamo impegnati a spiegare le nostre ragioni all’Ue di una manovra del popolo che cambierà davvero l’Italia. Siamo impegnati a rispondere a Moody’s” dopo il taglio del rating al nostro Paese “con un grande sorriso perché ce lo aspettavamo, ma allo stesso tempo siamo contenti che nel loro giudizio ci sia un outlook stabile”. Così Luigi Di Maio, parlando con i cronisti nel piazzale antistante Palazzo Chigi.

“Soprattutto – prosegue il vicepremier – in quella che è la spiegazione che da Moody’s si parla di un’Italia solida dal punto di vista del risparmio, stabile dal punto di vista dei conti economici e anche dell’avanzo di bilancio. Questo ci rende un Paese molto forte. Smentisco, e in questo penso di parlare a nome di tutto il governo, qualsiasi tipo di ripensamento sul 2.,4%” del rapporto deficit/Pil “perché scendere al di sotto vuol dire non fare quota 100 per superare la legge Fornero, non fare il reddito di cittadinanza, non rimborsare i truffati delle banche e noi questo non lo possiamo accettare”.

Fonte: ADNKronos  –  http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2018/10/20/moody-declassa-italia_V1RXZVoUabWDwd9mNWjwGN.html

Incubo rating, i pericoli di un doppio downgrade dell’Italia

Lo spread che aumenta in modo esponenziale e una platea di compratori del debito pubblico che cambia, da subito, in modo radicale, lasciando spazio a hedge fund e fondi speculativi, portatori di una inevitabile recrudescenza della volatilità sul mercato azionario e obbligazionario della Borsa di Milano. Saranno questi i primi effetti di un’eventuale doppia bocciatura del rating sul debito sovrano italiano a fine mese, quando è atteso che si pronuncino Moody’s e S&P.

L’Italia al momento si trova due gradini sopra la soglia del non investment grade, categoria di imprese e Paesi molto rischiosi per la platea di investitori. Moody’s le assegna il rating Baa2, Fitch e S&P il voto ‘BBB’, mentre per Dbrs l’Italia è un gradino ancora più su, con il rating ‘BBB high’. Insomma, è considerata un Paese affidabile, in grado di onorare i suoi debiti e rimborsare gli interessi in scadenza. Se il giudizio dovesse peggiorare e finire anche a un solo notch dal livello ‘junk‘, gli effetti non sarebbero indolori.

Intanto perché “il premio al rischio non cresce in maniera lineare”, spiega Manuela Geranio, docente di Economia degli Intermediari Finanziari all’Università Bocconi. “Lo spread – dice all’Adnkronos – aumenterebbe in modo più che proporzionale. Durante la crisi del 2008, nel passaggio da una tripla BBB a BB la crescita del premio al rischio è aumentata tre volte tanto. Non accade lo stesso nel passaggio da una A a una tripla BBB”.

Sugli effetti di un downgrade pesa molto anche l’outlook. “Di per sé, un declassamento di un’agenzia di rating può non essere un fatto sconvolgente, in certi contesti. Contano anche l’outlook, cioè le prospettive future, e l’aspetto corale di questa scelta, se cioè confermata dalle altre agenzie”, sottolinea a sua volta Antonio Cesarano, Chief global strategist di Intermonte.

Lo scenario peggiore è che al downgrade di Moody’s si sommi un outlook negativo, che dia prospettive di un ulteriore taglio del rating da qui ai prossimi sei o dodici mesi. Se poi a ridosso arrivasse anche un downgrade di S&P – il suo giudizio è in agenda il 26 ottobre – o anche solo una revisione in negativo dell’outlook, il mercato potrebbe cominciare a riposizionarsi. “Stare al limite dell’investment grade è molto rischioso perché il mercato tende ad anticipare le azioni delle agenzie di rating”, osserva l’analista.

L’eventualità provocherebbe effetti quasi immediati, anche se non meccanici. In primo luogo, possono cambiare le politiche di investimento dei grandi fondi internazionali, ossia fondi comuni o fondi pensione, che diversificano e mettono un tetto massimo ai titoli più rischiosi.

“Quando ci si avvicina a questa soglia, cambia il mercato e cambiano i compratori. Con un rating ‘junk’ – osserva Geranio – molti compratori istituzionali, soprattutto fondi comuni e fondi pensione, non possono più comprare perché hanno limiti in statuto su investimenti ad alto rischio. Da una parte il mercato si restringe, dall’altra cambiano gli interlocutori, un po’ più hedge fund e meno investitori stabili, come gli assicurativi, cosa che ci esporrebbe a una maggiore volatilità”.

Ci sarebbe poi da considerare l‘effetto scia che il downgrade di un rating sovrano porta con sé. Le agenzie di rating riuniscono i comitati e valutano le implicazioni del declassamento di un Paese sulle società residenti che emettono obbligazioni. Sarebbe, nel caso, quasi scontata una revisione per il settore pubblico (Comuni, pubblica amministrazione), per quello delle partecipate statali e soprattutto per quello delle banche, molto esposti sui titoli governativi.

Gli istituti italiani, secondo i dati di Banca d’Italia, possedevano a luglio 373,3 miliardi di Titoli di Stato in portafoglio, un numero in crescita di circa 40 miliardi di euro negli ultimi sei mesi.

“In questi casi, gran parte delle società, a ruota, subisce un declassamento del proprio rating. Quelle che hanno per lo più interessi all’estero potrebbero uscirne indenni, ma sono più l’eccezione della regola”, sottolinea Cesarano.

Quanto allo sguardo delle Authority europee nei nostri confronti non cambierebbe molto. Per le regole della Bce, sia ai fini del QE che ai fini delle operazioni di rifinanziamento con Titoli di Stato come garanzie collaterali (beni offerti in garanzia di un prestito, ndr), basta che almeno una delle quattro agenzie mantenga il Paese in area investment grade per continuare le operazioni.

“Questo è vero, ma – puntualizza Geranio – c’è anche il mercato interbancario e su quello italiano potrei aspettarmi una stretta”. Ovvero, “i titoli messi a garanzia, peggiorata la loro qualità, potrebbero subire un haircut, cioè un taglio del valore applicato alla garanzia”. Oppure, le banche “potrebbero aumentare il costo del funding, ossia dei finanziamenti, ammesso che vogliano ancora farne”.

A cosa guarderà Moody’s prima di decidere? “Sicuramente alla gradualità dell’implementazione delle misure annunciate dal nuovo Governo e agli obiettivi di riduzione del debito”. Nella nota del 20 agosto in cui l’agenzia americana ha annunciato che avrebbe aspettato la fine di ottobre per pronunciarsi, lo stallo delle “riforme strutturali” è citato come uno dei rischi significativi per una revisione del giudizio, insieme all’indebolimento dell’opera di consolidamento dei conti pubblici.

“A livello macroeconomico, i segnali sono positivi, anche il mercato del lavoro sta migliorando. Lo stato di salute generale dell’Italia rispetto al 2011 è migliorato e questo non dovrebbe giustificare un downgrade”. Tuttavia, ammette la docente della Bocconi, un taglio del rating “potrebbe essere legato solo alla capacità di questo Stato di far fronte agli obblighi e gli annunci che vengono fatti sul debito e deficit sono quelli che peseranno di più sulla decisione. Il nostro pregresso, purtroppo, conta più del nostro futuro”.

Fonte: ADNKronos  –  http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2018/10/06/def-pericoli-doppio-downgrade-dell-italia_jvyCCcsPUEzkHYALAj9LoN.html