Moody’s: rivede al ribasso stime Pil Italia ma vede in Draghi una garanzia

Moody’s rivede al ribasso le previsioni di crescita per l’Italia nel 2021 al 3,7% dal 5,6% stimato in precedenza, a causa del rinnovo dei limiti a mobilità e imprese per l’aumento dei contagi.

Lo si legge nel rapporto dell’agenzia di rating sulle Economie G20. Per il 2022, spiegano ancora gli analisti, “prevediamo una crescita del Pil reale del 4,1%”.

D’altra parte l’avvio di un governo di larghe intese guidato da Mario Draghi viene letto dall’agenzia di rating come una una sorta di garanzia per l’utilizzo in maniera efficace dei 209 miliardi che l’Italia riceverà dal Recovery Fund europeo entro il 2026. “Questi fondi – si legge nel rapporto di Moody’s – potrebbero rafforzare le prospettive di crescita del paese se diretti e utilizzati efficacemente per infrastrutture pubbliche e altre spese a favore della crescita.

Fonte: ANSA  –  https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2021/02/24/moodys-rivede-al-ribasso-stime-pil-italia-ma-vede-in-draghi-una-garanzia_088d1931-dab8-4ad6-9bdb-14e02b000965.html

L’inaugurazione di un governo trasversale di larghe intese del primo ministro Mario Draghi aumenta la probabilità che ciò accada”.

Moody’s: “Per area euro 2020 negativo”

Moody’s indica un outlook negativo per il merito di credito sovrano degli Stati dell’area dell’euro nel 2020. E’ quanto si legge in un report diffuso oggi dall’agenzia di rating internazionale. Le prospettive riflettono l’impatto del peggioramento del quadro globale sulla crescita dell’area nonché gli elevati livelli di debito pubblico.

L’area dell’euro, rileva Moody’s, “è altamente vulnerabile al crescente protezionismo e ai rischi geopolitici mentre la frammentazione politica in molti paesi sta ostacolando l’avvio delle riforme e probabilmente rallenterebbe le risposte politiche agli shock interni o esterni”.

In crescita il Pil che dopo il +1,1% del 2019 nel 2020 nell’area euro dovrebbe crescere dell’1,2%. “Un mix espansivo di politica monetaria e fiscale può fornire un certo cuscinetto ma è improbabile che stimoli materialmente la crescita”, scrive l’agenzia di rating internazionale.

Fonte: ADNKronos  –  https://www.adnkronos.com/soldi/economia/2020/01/14/moody-per-area-euro-negativo_K8wKEW6DHVR0xshA1t5xfL.html

Banche europee, Moody’s abbassa l’outlook da stabile a negativo

Peggiora lo scenario per i gruppi bancari del Vecchio continente. E a penalizzarli è l’andamento incerto dell’economia. Moody’s ha rivisto al ribasso l’outlook per le banche europee portandolo da stabile a negativo, con particolare riferimento agli istituti bancari tedeschi e britannici, i principali d’Europa. L’agenzia di rating ha spiegato che l’indebolimento delle prospettive economiche in buona parte dell’area provocherà un peggioramento della qualità dei prestiti e della redditività.

Nel caso delle banche dell’Eurozona l’outlook è negativo in quanto la decelerazione dell’economia e il protrarsi della politica monetaria accomodante eroderà una già debole redditività. Nel Regno Unito le prospettive per le banche sono inoltre negative perché l’incertezza legata alla Brexit indebolirà le condizioni operative e rallenterà la domanda di credito. Non solo. Anche la forte concorrenza e i tassi d’interesse bassi peseranno sulla redditività. Come sottolinea Carola Schuler, analista del settore bancario di Moody’s, «i sistemi bancari del Regno Unito e della Germania rappresentano la maggior parte delle attività bancarie della regione e questo porta in negativo l’outlook complessivo».

Si mantiene stabile, invece, l’outlook per le banche nordiche, complice la crescita economica che, pur in rallentamento, continuerà a dare sostegno al settore bancario. Anche nei Paesi del Centro-Est Europa la crescita sarà più lenta, ma resterà sempre maggiore di quella dell’area euro e alimenterà le opportunità di business per le banche. Ma il forte incremento dei prestiti indebolirà la solidità del capitale e le riserve di liquidità.

Nella Comunità di Stati Indipendenti (Csi) le condizioni operative resteranno stabili nonostante il rallentamento economico, i crediti deteriorati continueranno a diminuire e la redditività beneficerà della riduzione degli accantonamenti per perdite sui prestiti.

Fonte: IlSole24Ore  –  https://www.ilsole24ore.com/art/banche-europee-moody-s-abbassa-l-outlook-stabile-negativo-ACgVPg4

Moody’s rivede outlook banche, da negativo a stabile

L’outlook di Moody’s sulle banche italiane passa da negativo a stabile. Lo comunica l’agenzia di rating spiegando che le aspettative per il 2020 sono di un’ulteriore progressiva riduzione dei crediti deteriorati. Le condizioni di finanziamento delle banche miglioreranno, spiega ancora l’agenzia, e il loro capitale rimarrà stabile.

“Prevediamo che i prestiti problematici delle banche italiane scenderanno nel 2020 per il quinto anno consecutivo – ha dichiarato Fabio Iannò, vicepresidente senior di Moody’s -. Tuttavia, secondo i dati dell’Autorità bancaria europea, il loro rapporto dell’8% rimane più che doppio rispetto a quello della media dell’Unione europea pari al 3%. Teniamo anche conto delle nostre previsioni per una crescita debole ma positiva del Pil italiano e delle nostre prospettive stabili sul rating del debito sovrano italiano”.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2019/12/04/moodys-rivede-outlook-banche-da-negativo-a-stabile_bfae52e5-c715-479d-84db-627b8921246c.html

Moody’s: la Grecia ha superato l’Italia nella vendita di crediti deteriorati

Le banche europee continuano a ridurre i prestiti in sofferenza e quest’anno la Grecia ha superato l’Italia nella vendita. E’ quanto sottolineano gli esperti di Moody’s in un report pubblicato oggi in cui riportano che i crediti deteriorati in pancia alle banche europee sono scesi a 662,9 miliardi di euro a marzo di quest’anno dai 714,1 miliardi della fine del terzo trimestre del 2018.

Tra le banche europee, quelle italiane hanno lo stock più alto di non performing loans a 144,9 miliardi alla fine del primo trimestre, in pratica l’8,3% dei prestiti totali (nell’ultima pubblicazione di Banca d’Italia “Banche e Moneta” in valori assoluti le sofferenze lorde delle banche italiane sono scese a luglio a 88,24 miliardi di euro dai 90,035 miliardi di giugno, in lieve rialzo quelle nette a 32,074 miliardi da 31,834 miliardi del mese precedente). L’incidenza degli npl sul totale degli asset, precisa Moody’s, era, invece, pari alla stessa data al 41,4% per le banche greche con uno stock di 84,3 miliardi. E quest’anno la Grecia ha superato l’Italia come il Paese più attivo nella vendite di npl con 12,8 miliardi di transazioni a luglio.

Nel corso degli ultimi tre anni, osservano ancora a Moody’s, gli npl in pancia alle banche europee sono scesi grazie alle cartolarizzazioni, uno strumento utilizzato soprattutto in Italia. Il 20 marzo il governo italiano ha, infatti, rinnovato per due anni la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, la cosiddetta Gacs, che era giunta a scadenza il 6 marzo. Lo strumento, ricorda l’agenzia di rating, facilita la cartolarizzazione degli npl e non è considerato un aiuto di Stato. Attualmente Moody’s conta 21 cartolarizzazioni di crediti deteriorati chiuse nel 2018 e nel 2017.

“Negli ultimi tre anni i cedenti hanno utilizzato la cartolarizzazione per ridurre lo stock di crediti deteriorati, principalmente in Italia, Paese seguito da Irlanda, Portogallo e, più recentemente, dalla Spagna”, afferma Maria Turbica Manrique, vicepresidente analista senior presso Moody’s, convinta che ci siano “ancora potenziali ulteriori riduzioni di Npl”.

Le banche italiane, spagnole e portoghesi hanno migliorato la loro qualità patrimoniale lo scorso anno scaricando consistenti volumi di attività deteriorate (crediti deteriorati e immobili recuperati). Moody’s si aspetta che tali cessioni continuino in tutti e tre i Paesi, anche in scia alle pressioni normative sulle banche europee per migliorare la qualità del capitale.

Fonte: Milano Finanza  –  https://www.milanofinanza.it/news/moody-s-la-grecia-ha-superato-l-italia-nella-vendita-di-crediti-deteriorati-201909261339474119

I tassi dei BTp tornano ai livelli di maggio

Lo spread tra BTp e Bund si riduce a 235 punti base, ai minimi da fine settembre scorso. Il rendimento del BTp decennale è in calo al 2,44%, il livello più basso da fine maggio scorso. Per rivedere però i livelli di aprile/inizio maggio 2018 manca ancora parecchio dato che il rendimento del decennale era all’1,7% (70 punti base in meno) e lo spread era sotto i 120 punti, sostanzialmente la metà dei valori attuali.

La carta italiana è in territorio positivo, dopo che Moody’s ha lasciato invariato il proprio giudizio sul rating sovrano italiano a ‘Baa3’ con outlook stabile.

A sostenere il sentiment sui periferici anche il pronunciamento di S&P sul rating sovrano del Portogallo, alzato a BBB da BBB-, con outlook che passa da ‘positivo’ a “stabile”.

«Il rating del Portogallo è stato migliorato, ma ancora più importante è che Moody’s non abbia fatto nulla con il rating dell’Italia”» spiega Sebastian Fellechner, strategist di DZ Bank. «La non-decisione sta aiutando il mercato».

Fonte: IlSole24Ore – https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2019-03-18/i-tassi-btp-tornano-livelli-maggio-112923.shtml?uuid=ABaKpIfB

Moody’s taglia stime Pil Italia a 0-0,5%

“Avevamo una stima dell’1,3% sulla crescita del Pil italiano. Quest’anno sarà sicuramente sotto l’1%, probabilmente un valore tra 0 e 0,5%”. Lo ha detto Kathrin Muehlbronner, lead analyst per l’Italia di Moody’s. Quanto al rating di Moody’s sull’Italia, abbassato lo scorso ottobre, “abbiamo un outlook stabile, copre un arco di 12-18 mesi e non vediamo cambiamenti”, ha aggiunto sottolineando che “abbiamo assunto una crescita bassa, per un paio di anni al massimo, e sotto 1%”. Moody’s vede anche “un significativo rischio di elezioni anticipate probabilmente dopo le elezioni europee.
Difficile dire quale sarà il governo”. “La situazione è poco chiara e il rischio politico è difficile da ‘prezzare’ – ha spiegato Muehlbronner – potrebbe esserci necessità di una nuova coalizione con ulteriore incertezza politica”. Eurostat ha certificato che il Pil italiano è all’ultimo posto nella Ue con un -0,2% nel quarto trimestre del 2018. Anche su base annua, l’Italia è il Paese che cresce meno con un +0,1%.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2019/02/14/moodys-taglia-stime-pil-italia-a-0-05_41327d2a-e5ce-4220-af3c-d0eb198183a4.html

Moody’s declassa l’Italia

Moody’s declassa l’Italia, tagliando il rating da Baa2 a Baa3 con outlook stabile su debito elevato. La decisione del downgrade dell’agenzia, che conclude la revisione avviata il 25 maggio, è appena un gradino sopra il livello dei titoli cosiddetti ‘spazzatura’. Due i fattori chiave: la manovra di governo, che punta a decifit di bilancio più elevati nei prossimi anni e il rapporto debito pubblico/pil che secondo i tecnici dell’agenzia probabilmente si stabilizzerà sempre nei prossimi anni attorno al 130%, contrariamente alle ipotesi previste di riduzione. Ma non solo: con l’andamento del debito pubblico soggetto a prospettive di crescita deboli, il rapporto debito/pil potrebbe ulteriormente aumentare.

La crescita a medio termine inoltre potrebbe risentire dello stallo dei piani di riforme economiche e fiscali strutturali. L’agenzia ritiene che dopo un temporaneo aumento della crescita dovuto alla politica fiscale espansiva, si torni poi al tasso tendenziale dell’1% e in ogni caso l’agenzia ritiene che anche nel breve periodo lo stimolo fiscale fornirà un impatto più limitato rispetto a quanto ipotizzato dal governo. Insomma a parere di Moody’s, i piani di politica fiscale ed economica del governo non comprendono un’agenda coerente di riforme. Quanto all’outlook stabile, secondo Moody’s riflette i punti di forza del Paese: dal’economia ampia e diversificata agli ingenti avanzi delle partite correnti, agli investimenti internazionali nel Paese, all’alto livello di ricchezza delle famiglie italiane potenziale cuscinetto e fonte di possibile finanziamento per il governo.

SALVINI – “Il governo andrà avanti nonostante le agenzie di rating e i commissari europei e qualche incomprensione interna, faccio esercizio di yoga per superarla e la supereremo”. Questo il commento del vicepremier Matteo Salvini a margine del Forum Coldiretti a Cernobbio. “Siamo qui per rispondere ai problemi degli italiani – ha detto – non per far saltare i governi né per impaurirci dai giudizi delle agenzie di rating che in passato hanno clamorosamente dimostrato di fallire i loro giudizi come falliranno questa volta. E’ una buona manovra e andremo fino in fondo”.

DI MAIO – “Siamo impegnati a spiegare le nostre ragioni all’Ue di una manovra del popolo che cambierà davvero l’Italia. Siamo impegnati a rispondere a Moody’s” dopo il taglio del rating al nostro Paese “con un grande sorriso perché ce lo aspettavamo, ma allo stesso tempo siamo contenti che nel loro giudizio ci sia un outlook stabile”. Così Luigi Di Maio, parlando con i cronisti nel piazzale antistante Palazzo Chigi.

“Soprattutto – prosegue il vicepremier – in quella che è la spiegazione che da Moody’s si parla di un’Italia solida dal punto di vista del risparmio, stabile dal punto di vista dei conti economici e anche dell’avanzo di bilancio. Questo ci rende un Paese molto forte. Smentisco, e in questo penso di parlare a nome di tutto il governo, qualsiasi tipo di ripensamento sul 2.,4%” del rapporto deficit/Pil “perché scendere al di sotto vuol dire non fare quota 100 per superare la legge Fornero, non fare il reddito di cittadinanza, non rimborsare i truffati delle banche e noi questo non lo possiamo accettare”.

Fonte: ADNKronos  –  http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2018/10/20/moody-declassa-italia_V1RXZVoUabWDwd9mNWjwGN.html

Incubo rating, i pericoli di un doppio downgrade dell’Italia

Lo spread che aumenta in modo esponenziale e una platea di compratori del debito pubblico che cambia, da subito, in modo radicale, lasciando spazio a hedge fund e fondi speculativi, portatori di una inevitabile recrudescenza della volatilità sul mercato azionario e obbligazionario della Borsa di Milano. Saranno questi i primi effetti di un’eventuale doppia bocciatura del rating sul debito sovrano italiano a fine mese, quando è atteso che si pronuncino Moody’s e S&P.

L’Italia al momento si trova due gradini sopra la soglia del non investment grade, categoria di imprese e Paesi molto rischiosi per la platea di investitori. Moody’s le assegna il rating Baa2, Fitch e S&P il voto ‘BBB’, mentre per Dbrs l’Italia è un gradino ancora più su, con il rating ‘BBB high’. Insomma, è considerata un Paese affidabile, in grado di onorare i suoi debiti e rimborsare gli interessi in scadenza. Se il giudizio dovesse peggiorare e finire anche a un solo notch dal livello ‘junk‘, gli effetti non sarebbero indolori.

Intanto perché “il premio al rischio non cresce in maniera lineare”, spiega Manuela Geranio, docente di Economia degli Intermediari Finanziari all’Università Bocconi. “Lo spread – dice all’Adnkronos – aumenterebbe in modo più che proporzionale. Durante la crisi del 2008, nel passaggio da una tripla BBB a BB la crescita del premio al rischio è aumentata tre volte tanto. Non accade lo stesso nel passaggio da una A a una tripla BBB”.

Sugli effetti di un downgrade pesa molto anche l’outlook. “Di per sé, un declassamento di un’agenzia di rating può non essere un fatto sconvolgente, in certi contesti. Contano anche l’outlook, cioè le prospettive future, e l’aspetto corale di questa scelta, se cioè confermata dalle altre agenzie”, sottolinea a sua volta Antonio Cesarano, Chief global strategist di Intermonte.

Lo scenario peggiore è che al downgrade di Moody’s si sommi un outlook negativo, che dia prospettive di un ulteriore taglio del rating da qui ai prossimi sei o dodici mesi. Se poi a ridosso arrivasse anche un downgrade di S&P – il suo giudizio è in agenda il 26 ottobre – o anche solo una revisione in negativo dell’outlook, il mercato potrebbe cominciare a riposizionarsi. “Stare al limite dell’investment grade è molto rischioso perché il mercato tende ad anticipare le azioni delle agenzie di rating”, osserva l’analista.

L’eventualità provocherebbe effetti quasi immediati, anche se non meccanici. In primo luogo, possono cambiare le politiche di investimento dei grandi fondi internazionali, ossia fondi comuni o fondi pensione, che diversificano e mettono un tetto massimo ai titoli più rischiosi.

“Quando ci si avvicina a questa soglia, cambia il mercato e cambiano i compratori. Con un rating ‘junk’ – osserva Geranio – molti compratori istituzionali, soprattutto fondi comuni e fondi pensione, non possono più comprare perché hanno limiti in statuto su investimenti ad alto rischio. Da una parte il mercato si restringe, dall’altra cambiano gli interlocutori, un po’ più hedge fund e meno investitori stabili, come gli assicurativi, cosa che ci esporrebbe a una maggiore volatilità”.

Ci sarebbe poi da considerare l‘effetto scia che il downgrade di un rating sovrano porta con sé. Le agenzie di rating riuniscono i comitati e valutano le implicazioni del declassamento di un Paese sulle società residenti che emettono obbligazioni. Sarebbe, nel caso, quasi scontata una revisione per il settore pubblico (Comuni, pubblica amministrazione), per quello delle partecipate statali e soprattutto per quello delle banche, molto esposti sui titoli governativi.

Gli istituti italiani, secondo i dati di Banca d’Italia, possedevano a luglio 373,3 miliardi di Titoli di Stato in portafoglio, un numero in crescita di circa 40 miliardi di euro negli ultimi sei mesi.

“In questi casi, gran parte delle società, a ruota, subisce un declassamento del proprio rating. Quelle che hanno per lo più interessi all’estero potrebbero uscirne indenni, ma sono più l’eccezione della regola”, sottolinea Cesarano.

Quanto allo sguardo delle Authority europee nei nostri confronti non cambierebbe molto. Per le regole della Bce, sia ai fini del QE che ai fini delle operazioni di rifinanziamento con Titoli di Stato come garanzie collaterali (beni offerti in garanzia di un prestito, ndr), basta che almeno una delle quattro agenzie mantenga il Paese in area investment grade per continuare le operazioni.

“Questo è vero, ma – puntualizza Geranio – c’è anche il mercato interbancario e su quello italiano potrei aspettarmi una stretta”. Ovvero, “i titoli messi a garanzia, peggiorata la loro qualità, potrebbero subire un haircut, cioè un taglio del valore applicato alla garanzia”. Oppure, le banche “potrebbero aumentare il costo del funding, ossia dei finanziamenti, ammesso che vogliano ancora farne”.

A cosa guarderà Moody’s prima di decidere? “Sicuramente alla gradualità dell’implementazione delle misure annunciate dal nuovo Governo e agli obiettivi di riduzione del debito”. Nella nota del 20 agosto in cui l’agenzia americana ha annunciato che avrebbe aspettato la fine di ottobre per pronunciarsi, lo stallo delle “riforme strutturali” è citato come uno dei rischi significativi per una revisione del giudizio, insieme all’indebolimento dell’opera di consolidamento dei conti pubblici.

“A livello macroeconomico, i segnali sono positivi, anche il mercato del lavoro sta migliorando. Lo stato di salute generale dell’Italia rispetto al 2011 è migliorato e questo non dovrebbe giustificare un downgrade”. Tuttavia, ammette la docente della Bocconi, un taglio del rating “potrebbe essere legato solo alla capacità di questo Stato di far fronte agli obblighi e gli annunci che vengono fatti sul debito e deficit sono quelli che peseranno di più sulla decisione. Il nostro pregresso, purtroppo, conta più del nostro futuro”.

Fonte: ADNKronos  –  http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2018/10/06/def-pericoli-doppio-downgrade-dell-italia_jvyCCcsPUEzkHYALAj9LoN.html

Moody’s conferma rating Ue ad AAA

Moody’s ha confermato il rating a lungo termine sull’Unione europea ad Aaa, con outlook stabile.
La decisione, si legge in una nota dell’agenzia, rispecchia in primo luogo “il forte sostegno dei Paesi membri, che riflette la notevole capacità di credito degli Stati più quotati e il loro impegno a garantire la continuità delle finanze dell’Ue”. In secondo luogo “la gestione conservatrice del bilancio dell’Unione e molteplici livelli di protezione del servizio del debito, compreso il potenziale ricorso al sostegno aggiuntivo dei membri in modo tempestivo se e quando necessario”.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/09/15/moodys-conferma-rating-ue-ad-aaa_d600c9d5-d91b-462f-97fa-468bdfd9afa5.html