Dazi: Cina, stretta su 60 mld beni Usa. Affondano i future a Wall street.

La Cina ha annunciato che su alcuni beni Usa per un totale di 60 miliardi di dollari graveranno dal primo giugno dazi maggiorati. Lo si legge in una nota del ministero del Commercio. 

I future sui listini americani affondano con l’annuncio di nuovi dazi cinesi su 60 miliardi di prodotti americani. I future sul Dow Jones perdono 470 punti, quelli sullo S&P 500 l’1,7% e quelli sul Nasdaq 100 il 2,3%.

Apple crolla a Wall Street con la ‘guerra dei dazi’ fra Stati Uniti e Cina. I titoli di Cupertino perdono il 4,75%.

La decisione, spiega una nota, è maturata all’interno della Commissione sulle tariffe doganali del Consiglio di Stato (governo cinese) dopo la mossa americana che, efficace da venerdì, ha portato i dazi dal 10% al 25% sull’import di 200 miliardi di dollari di beni ‘made in China’. Queste ultime sono considerate “in contrasto col consenso delle parti di risolvere le divergenze commerciali attraverso consultazioni, ledendo gli interessi di entrambe le parti e non soddisfacendo l’aspettativa generale della comunità internazionale”. A difesa del sistema commerciale multilaterale e dei suoi diritti e interessi legittimi, “la Cina deve adeguare le tariffe su alcuni beni importati dagli Stati Uniti”. Nel complesso, si tratta di una lunga lista di 2.493 beni, colpiti da dazi al 10%, al 20% e al 25%. L’adeguamento alle misure tariffarie è “una risposta all’ unilateralismo e al protezionismo” degli Usa. La Cina “spera” che la parte americana torni alle consultazioni con sforzi congiunti nella stessa direzione “al fine di raggiungere un accordo reciprocamente vantaggioso sulla base del rispetto”.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2019/05/13/dazi-cina-stretta-su-60-mld-beni-usa_0e963614-ef58-4985-aa24-d35b302b3e49.html

Oro: Ubp stima prezzo stabile intorno ai 1300 $

I prezzi dell’oro sono stati sostenuti da una domanda di beni rifugio. La disputa tariffaria ancora irrisolta tra Stati Uniti e Cina e il suo impatto negativo sulla crescita globale è uno dei fattori che concorrono a rendere gli investitori nervosi. L’elevata volatilità dei mercati azionari è un altro fattore. La confusione suscitata dalla Brexit e i lunghi disordini sociali in Francia si aggiungono all’incertezza. Infine, anche l’intenzione della Fed di rallentare il ritmo della sua politica di normalizzazione per l’anno in risposta ai dati macroeconomici e ai segnali dei mercati finanziari ha contribuito ad aumentare l’attrattiva dell’oro.

L’abbassamento delle prospettive di crescita globale da parte del FMI per il 2019 per la seconda volta in tre mesi riflette il rallentamento che sta iniziando a farsi sentire in tutto il mondo. La nuova previsione è del 3,5%, in calo rispetto alla precedente stima del 3,7%, in gran parte a causa del rallentamento della crescita nell’area dell’euro e nei mercati emergenti, in particolare in Cina, dove la crescita del PIL ha recentemente raggiunto il livello più basso dalla grande crisi finanziaria del 2009.

Sebbene i mercati azionari, recentemente più solidi, abbiano messo un freno ai prezzi dell’oro, riteniamo che questo continuerà ad apprezzarsi, almeno fino a quando la controversia commerciale tra Stati Uniti e Cina non sarà risolta. Riteniamo che le continue pressioni politiche ed economiche spingeranno le due parti almeno a gettare le basi di un accordo. Questo aiuterebbe l’economia cinese, ma anche lo stesso Donald Trump, che presto inizierà la campagna per la rielezione e sta esaurendo le leve per rafforzare l’economia (sono infatti improbabili ulteriori tagli fiscali). Anche se la Cina ha accettato di aumentare le sue importazioni dagli USA, le questioni della proprietà intellettuale e del trasferimento di tecnologia rimangono per il momento irrisolte.

Se anche si raggiungesse un accordo sul fronte della guerra commerciale, il dibattito sul tetto massimo del debito degli Stati Uniti si riaccenderà presto negli USA, poiché l’attuale limite del debito sarà raggiunto entro il 1° marzo. Questa promette di essere accesa come la disputa sullo shutdown, e una soluzione sarà difficile da raggiungere. In questo contesto, i prezzi dell’oro potrebbero rimanere positivi per i mesi a venire, resistendo intorno ai 1.300 dollari.

In questo contesto, gli investimenti in oro attraverso gli ETF sono aumentati dall’inizio dell’anno. L’ammontare totale conosciuto di oro detenuto attraverso ETF è già aumentato di quasi 2,1 milioni di once dall’inizio dell’anno rispetto ai 2,56 totali milioni del 2018, il che dimostra il forte interesse degli investitori. Anche la domanda fisica di oro è stata solida, sostenuta dalla domanda del Capodanno cinese.

Fonte: ADNKronos  –  https://www.adnkronos.com/soldi/finanza/2019/02/06/oro-ubp-stima-prezzo-stabile-intorno_H5Jnm8b7iVVsbaK4a2Ma8M.html

Cina, frena Pil trimestre con dazi Usa

Il Pil del terzo trimestre in Cina sconta gli effetti dei dazi e della guerra commerciale con gli Usa e frena a +6,5% annuo, tornando al passo più lento dal primo trimestre 2009 e sotto il +6,6% atteso dagli analisti e il +6,7% registrato ad aprile-giugno. Su base congiunturale, secondo i dati diffusi dall’Ufficio nazionale di statistica, la crescita è dell’1,6%, in linea con le previsioni della vigilia e meno dell’1,8% dei tre mesi precedenti.

RALLENTA PRODUZIONE INDUSTRIA E La produzione industriale in Cina segna a settembre un rialzo annuo del 5,8%, in calo sia sul 6,1% del mese precedente sia sulle attese degli analisti di 6%. Si tratta, secondo l’Ufficio nazionale di statistica, del dato più debole da febbraio 2016, in gran parte dovuto al rallentamento della produzione manufatturiera: 5,7% contro 6,1% di agosto. Considerando i primi 8 mesi dell’anno, la produzione industriale sale del 6,4% sullo stesso periodo del 2017.

SI MUOVE LA BANCA CENTRALE, RIMBALZANO LE BORSE Le prime tre autorità finanziarie in Cina muovono per rassicurare le Borse, in “rosso” di oltre il 25% da inizio 2018: Yi Gang, governatore della People’s Bank of China, ha detto che i governi locali sono incoraggiati su misure per allentare le tensioni sul credito. Secondo Guo Shuqing, a capo della China Banking and Insurance Regulatory Commission, la performance dei listini non riflette i fondamentali economici. Per Liu Shiyu, della China Securities Regulatory Commission, il governo centrale sosterrà quelli locali con nuovi fondi. Gli interventi congiunti delle tre autorità di vigilanza e regolamentazione cinesi (People’s Bank of China, China Banking and Insurance Regulatory Commission e China Securities Regulatory Commission) rassicurano i mercati azionari che vanno in rally a meno di un’ora dalla chiusura degli scambi: l’indice Composite di Shanghai sale dell’1,96%, a 2.535,24 punti, mentre quello di Shenzhen segna un progresso del 2,22%, a 1.259,31.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/10/19/cina-frena-pil-trimestre-con-dazi-usa_f098da69-7c6b-4170-bfa5-7f6be3e8f33e.html

Usa, via a dazi per 34 mld su import Cina

La guerra commerciale tra Usa e Cina è ufficialmente iniziata oggi allo scoccare delle 00:01 di Washington (6:01 in Italia) con l’operatività dei dazi al 25% sull’import di 818 beni, tra parti di auto, apparecchiature medicali, aerospazio e information technology. Si tratta di misure del valore di 34 miliardi di dollari, prima tranche di un’azione preliminare da 50 miliardi.

“Gli Stati Uniti – afferma il ministero del Commercio cinese – hanno imposto dazi per 34 miliardi di dollari sull’import cinese con una mossa da “bullismo commerciale” che ha dato il via alla più grande guerra commerciale nella storia economica”. E scattano le contro-misure di Pechino da 34 miliardi sull’importazione di beni Usa. Nel mirino delle Dogane cinesi sono così finiti soia, carne, whiskey e altri alcolici e auto.

Trump minaccia dazi ulteriori per 500 miliardi di dollari nel caso Pechino decida ritorsioni: il tycoon ha detto ai giornalisti al seguito di considerare, nel resoconto dei media americani, ulteriori dazi per questa cifra. Prima “34 miliardi e dopo ci sono altri 16 miliardi in due settimane e poi, come sapete, altri 200 miliardi in sospeso e dopo ancora altri 300 miliardi in sospeso. Ok? Quindi abbiamo 50 più 200 più quasi 300”, ha detto Trump. Si tratta di giudizi che rafforzano i propositi di esclation di guerra commerciale con conseguenti effetti turbolenti a cascata sui mercati finanziari, azionari, valutari e delle materie prime, dalla soia al carbone. La Cina ha detto che non avrebbe “sparato il primo colpo”, assicurando che le contromisure sarebbero entrare in vigore a stretto giro dall’efficacia dei dazi Usa da 34 miliardi. Tuttavia, nonostante il pesantissimo giudizio sulla mossa americana (un “atto di bullismo commerciale”), il ministero del Commercio cinese non ha ancora annunciato l’operatività delle contromisure.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2018/07/06/usavia-a-dazi-per-34-lmd-su-import-cina_d028979c-97e0-439a-9747-e690a3ba836c.html

Anche Wall Street accusa il colpo dei dazi e delle tensioni politiche in Europa

I listini azionari statunitensi hanno aperto in calo nella prima seduta di luglio. La causa, ancora una volta, è delle tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e il resto del mondo. Il Dow Jones cede lo 0,67%, mentre l’S&P 500 lascia sul terreno lo 0,54%. Decisa anche la flessione del Nasdaq Composite, a -0,8%.

“I buoni fondamentali vengono oscurati dal timore delle possibili ricadute negative del dramma che continua ad andare in scena sul commercio”, dice Tom Essaye, fondatore di The Sevens Report, secondo cui sebbene “le tariffe attualmente in vigore non rappresentano una quota elevata del commercio globale o del Pil americano, le minacce costanti di una escalation pesano sempre di più. Anche perché non si vede alcuna soluzione all’orizzonte”.

Non c’è solo Pechino nel mirino dell’amministrazione Usa. Il presidente Donald Trump ha affermato infatti che sui temi commerciali “l’Ue è forse scorretta come la Cina, solo leggermente meno”. Dall’altro lato dell’Atlantico Bruxelles ha messo le mani avanti, annunciando che se l’inquilino della Casa Bianca imporrà i dazi sulle importazioni di automobili dall’Europa, l’Unione risponderà con tariffe su 294 mld di dollari di merci americane. La Commissione Europea ha anche ricordato come i carmaker del Vecchio continente danno lavoro negli Stati Uniti ad oltre mezzo milione di persone, tra addetti alla produzione e impiegati nei concessionari.

Il botta e risposta tra Usa ed Ue “farà sì che la paura di una guerra commerciale resti centrale nelle menti dei trader in questo inizio di settimana”, conferma Jasper Lawler, head of research di London Capital Group.

Gli investitori attendono poi l’Ism manifatturiero Usa di giugno, che è previsto dagli economisti di Intesa Sanpoalo in calo a 58 punti dai 58,7 di maggio. A maggio l’indagine riportava attività, occupazione e prezzi in rialzo, ma ordini, ordini inevasi e ordini dall’export in calo. A giugno ci dovrebbe essere un ulteriore rialzo dei prezzi pagati, sulla scia dei rincari del petrolio e dell’acciaio, a fronte di una correzione di attività e ordini dall’estero. Il settore manifatturiero, nonostante i crescenti timori legati alla guerra dei dazi, nei prossimi trimestri si manterrà in espansione, anche se si apriranno possibili spazi per un rallentamento nella parte finale dell’anno.

Inoltre la spesa in costruzioni Usa a maggio, sempre secondo gli economisti di Intesa Sanpaolo , dovrebbe aumentare dello 0,4% su base mensile dopo l’incremento dell’1,8% di aprile. Il dato ad aprile è stato spinto dal segmento privato, in rialzo del 2,8% su base mensile, con una variazione del 4,5% per l’edilizia residenziale e dello 0,8% per quella non residenziale. Entrambe queste componenti dovrebbero essere in rialzo solido nel secondo trimestre.

Sul fronte valutario, il dollaro si rafforza e il cambio euro/dollaro scende a 1,1601. Sull’obbligazionario il rendimento del Treasury biennale è del 2,528%, mentre quello del decennale è del 2,845%.

Fonte: MilanoFinanza  –  https://www.milanofinanza.it/news/anche-wall-street-accusa-il-colpo-dei-dazi-e-delle-tensioni-politiche-in-europa-201807021603445933