Il Fmi taglia la stima sul Pil dell’Italia nel 2021, cresce del 3%

Il Fmi rivede al ribasso la stime di crescita per l’Italia nel 2021. Dopo una contrazione inferiore alle attese nel 2020, quando il Pil è calato del 9,2% rispetto al -10,6% previsto in ottobre, l’economia quest’anno crescerà del 3,0%, ovvero 2,2 punti percentuali in meno delle previsioni precedenti.

Nel 2022 il Pil è stimato crescere del 3,6%, l’1,0% in più alle stime di ottobre.

Il Fmi rivede al ribasso le stime di crescita per il 2021 di Germania, Francia e Spagna. La locomotiva tedesca è attesa crescere del 3,5% quest’anno (-0,7 punti percentuali rispetto alle stime di ottobre) e del 3,1% nel 2022 (invariata). Il pil francese è previsto crescere del 5,5% nel 2021 (-0,5 punti), per segnare un +4,1% nel 2022 (+1,2 punti). Per la Spagna il Fmi stima un Pil in crescita quest’anno del 5,9% (-1,3 punti) e del 4,7% nel 2022 (+0,2).

Il Pil di Eurolandia crescerà nel 2021 meno delle attese, segnando un +4,2%, ovvero 1 punto percentuale in meno rispetto alle previsioni di ottobre. Per il 2022 la crescita è stata invece rivista al rialzo di 0,5 punti al 3,6%. Lo afferma il Fmi, prevedendo per gli Stati Uniti un pil in aumento quest’anno del 5,1%, ovvero 2 punti percentuali in più rispetto alle stime di ottobre. Nel 2022 la crescita americana è stata invece rivista al ribasso di 0,4 punti rispetto alle attese al 2,5%.

L’economia mondiale viaggia a una velocità superiore alle attese dopo essersi contratta nel 2020 del 3,5%, meno del 4,4% previsto in ottobre. Il Pil crescerà nel 2021 del 5,5%, 0,3 punti percentuali in più rispetto alle stime precedenti. Per il 2022 il Fondo conferma una crescita del 4,2% (invariata rispetto alle stime precedenti). La ripresa, avverte comunque il Fmi, è “incompleta” con l’attività economia che “resta ben al di sotto dei livelli pre-pandemia” e soggetta a una forte “incertezza”.

Le perdite complessive per la produzione mondiale a causa del coronavirus, rispetto alle previsioni pre-pandemia, ammontano a 22.000 miliardi di dollari nel periodo 2020-2025. Lo afferma il capo economista del Fmi, Gita Gopinath, sottolineando che la contrazione economica mondiale del 2020 seppur inferiore alle attese (-3,5% invece del -4,4% previsto in precedenza) resta la peggiore dalla Grande Recessione. “150 paesi nel 2021 avranno redditi pro capite inferiori ai livelli del 2019”, aggiunge Gopinath, stimando che nel 2020-2021 circa 90 milioni di persone scivoleranno nella povertà estrema.

“E’ necessario agire rapidamente per un ampio accesso ai vaccini e medicinali” contro il Covid per “correggere le profonde disuguaglianze che esistono al momento”. Lo afferma il capo economista del Fmi, Gita Gopinath, sottolineando come le nuove varianti del virus “ricordano come la pandemia non è finita fino a quando non è finita ovunque”. Il Fondo, mette in evidenza, stima che la fine della crisi sanitaria aumenterà i redditi globali di 9.000 miliardi con benefici per tutti i paesi, inclusi 4.000 miliardi per le economia avanzate.

Fonte: ANSA  –  https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2021/01/26/il-fmi-taglia-la-stima-sul-pil-italia-2021-cresce-del-30_9ff106f8-71d1-4f60-8487-a709815b5a49.html

Covid: per Fmi cresce rischio crisi debito globale

E’ allarme debito a livello globale a causa delle ripercussioni della pandemia di Covid-19 che lo ha spinto a nuovi livelli. Lo sottolinea il Fondo Monetario Internazionale in una analisi da cui emerge come rispetto alla fine del 2019, quando già si poneva a livelli storicamente elevati, il rapporto debito/PIL medio nel 2021 dovrebbe aumentare di circa 20 punti nelle economie avanzate, di 10 nelle economie emergenti e di circa 7 punti nei paesi a basso reddito.

Il Fondo ricorda che “laddove molte economie avanzate hanno ancora la capacità di contrarre prestiti, i mercati emergenti e i Paesi a basso reddito devono far fronte a limiti molto più forti nella loro capacità di indebitarsi”. Per “metà dei Paesi a basso reddito e diverse economie dei mercati emergenti l’ulteriore aumento del debito è allarmante” e “potrebbero subire difficoltà economiche, innescate da insolvenze, fuga di capitali e austerità fiscale”.

Il Fondo ricorda come finora “nessuna crisi del debito si è ancora verificata grazie alle azioni politiche decisive delle banche centrali, delle autorità fiscali, dei creditori bilaterali ufficiali e delle istituzioni finanziarie internazionali nei primi giorni della pandemia”. Ma – lamenta l’Fmi – “queste azioni, sebbene essenziali, stanno rapidamente diventando insufficienti“.

“Finora – si legge nell’analisi – il mondo è riuscito a evitare una crisi del debito sistemica, principalmente per due motivi: il primo , tassi di interesse molto bassi e un massiccio sostegno alla politica monetaria, con misure per un totale di 7.300 miliardi di dollari; il secondo un sostegno finanziario diretto straordinario, compreso il finanziamento d’emergenza dell’FMI a 76 paesi con la riduzione del servizio del debito alle economie più vulnerabili attraverso l’Iniziativa di sospensione del servizio del debito del G20 (a 44 paesi) e il Catastrophe Containment and Relief Trust (a 29 membri)”.

Ma se “questo supporto ha fatto guadagnare tempo al mondo, dovremmo usarlo saggiamente” scrive l’Fmi. “Non si può escludere una crisi del debito sistemica indotta dalla pandemia: più a lungo il problema verrà rimandato, peggiore sarà” la crisi, conclude l’analisi del Fondo.

 

Fonte: Adnkronos – https://www.adnkronos.com/soldi/economia/2020/10/01/covid-per-fmi-cresce-rischio-crisi-debito-globale_dFiBqAqqdhMLtX2TjRG1lJ.html?refresh_ce

Fmi, il Pil dell’Ue calerà del 9,3% nel 2020

Il prodotto interno lordo dell’Unione Europea calerà del 9,3% nel 2020 per crescere del 5,7% nel 2021. Lo prevede il Fondo monetario internazionale (Fmi), sottolineando che il pil tornerà “ai livelli del 2019 solo nel 2022”. Per diversi paesi Usa la strada della ripresa sarà più difficile che in altri e molto dipende dalle condizioni cui cui sono scivolati nella crisi del coronavirus. “Le forti divergenze nelle condizioni iniziali si tradurranno probabilmente in una ripresa disomogenea a livello europeo”, spiega Poul Thomsen del dipartimento Europea dell’Fmi.

L’economia europea continua ad aver bisogno di aiuto: “il sostegno di bilancio resta vitale” ma con il passare del tempo le risorse “diventeranno risicate” e per questo “è il momento di guardare avanti e rivalutare come meglio usare il limitato spazio di bilancio”. Lo afferma Poul Thomsen del Dipartimento europeo dell’Fmi.Fmi

Gli obiettivi per l’Europa sono due: salvare vite umane e “assicurarsi che l’Europea emerga con un’economia più verde e sicura per il lungo termine, una in cui le generazioni future possano prosperare”.

Per far fronte al coronavirus e ai suoi effetti sull’economia in Europa c’è bisogno di una “azione comune dell’Unione Europea”con fondi concentrati sui paesi più colpiti o quelli con spazio di bilancio così da avere risultati migliori per il mercato unico ha aggiuntoThomsen sottolineando che è vitale che l’azione serva come “catalizzatore e non come sostituto per le riforme strutturali”.

La politica monetaria in Europa deve restare “altamente accomodante”, con tassi “straordinariamente bassi e acquisti di asset che guardino implicitamente agli spread” ha precisato Thomsen secondo il quale le autorità devono assicurarsi che il flusso del credito all’economia continui. “Per ora molte banche europee hanno il capitale e la liquidità necessaria”, aggiunge Thomsen avvertendo comunque che la situazione potrebbe cambiare.

Per Thomsen infine “i paesi europei con elevato debito sono quelli che faranno le spese dell’impatto sociale” degli effetti del coronavirus sull’economia. “Per decenni diversi diversi paesi hanno visto il loro con elevato debito aumentare in periodi difficili e stabilizzarsi, ma non calare, in periodi buoni”, mette in evidenza Thomsen. Questo mostra debolezza nell’affrontare “mancanze strutturali che sia per rigidità istituzionale o insufficiente volontà politica.
Questo si è tradotto in un’elevata disoccupazione ed emigrazione, soprattutto fra i giovani”.

Fonte: ANSA  –  https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2020/07/13/fmi-il-pil-dellue-calera-del-93-nel-2020_eff62367-e0f6-4074-8138-bcdff58ab249.html

Fmi: Pil Italia +0,5% nel 2020, resterà ai minimi Ue

Una crescita intorno allo 0,5% per il 2020 dopo lo 0,2% stimato per il 2019, e sullo 0,6-0,7% nei prossimi anni, al livello più basso dell’intera Unione europea.

E’ quanto prevede il Fondo monetario internazionale nel suo rapporto Article IV sull’Italia, alla luce di una “debole crescita potenziale”. “L’avverarsi di shock, come un’escalation delle tensioni commerciali, una frenata negli scambi con i principali patner o eventi geopolitici – avverte il Fmi – potrebbero comportare prospettive molto più deboli”. Secondo il Fondo il deficit dovrebbe essere “circa il 2,4% del Pil nel 2020″ e poi in lieve calo, mentre il debito resterà vicino al 135% nel medio termine, prima di salire nel lungo termine a causa della spesa pensionistica. E’ scritto nel rapporto Article IV del Fmi sull’Italia. Che apre a un bilancio “neutrale” quest’anno, per poi “approfittare degli attuali bassi tassi d’interesse per mettere in atto un credibile consolidamento di medio termine” che porti a un surplus di mezzo punto entro il 2025.

TAGLIARE LE TASSE. L’Italia può puntare a tagliare ulteriormente il cuneo fiscale, che al 48% è molto più alto del 42% della media Ue, ampliando la base imponibile Iva, mettendo mano alle rendite catastali e proseguendo nella lotta all’evasione fiscale. Lo suggerisce la missione Article IV del Fondo monetario internazionale ipotizzando un intervento “più ambizioso” sul cuneo, pari al 2% del Pil, dopo gli interventi che lo hanno ridotto di uno 0,2-0,3% del Pil nel 2020-2021.

BANCHE SOLIDE. La capitalizzazione e la qualità degli attivi delle banche sono migliorate considerevolmente“, tuttavia “restano sfide importanti”. Lo si legge nel rapporto Article IV del Fondo monetario internazionale che nota una generazione di utili che “rimane bassa, specie per le banche di piccole e medie dimensioni”; la dipendenza ancora alta dalle misure straordinarie di liquidità della Bce; e un intensificarsi delle misure correttive che “ha generalmente richiesto tempo”. “Come principio generale – nota il documento – occorre porre attenzione all’uso dell’amministrazione straordinaria in modo che non ritardi azioni decisive ove necessarie”. Inoltre “l’uso preventivo dello schema di garanzia di depositi dovrebbe essere evitato il più possibile”.

PENSIONI. L’Italia deve mantenere l’età del ritiro legata all’aspettativa di vita e deve assicurare equità attuariale per il pensionamento anticipato “legando strettamente gli assegni ai contributi versati nell’arco della vita lavorativa”. Lo afferma il Fondo monetario internazionale nel Rapporto Article IV sull’Italia. Il Fondo monetario afferma che l’Italia ha fatto più della maggioranza degli altri Paesi nelle riforme sulla previdenza generando risparmi nel lungo periodo ma anche che Quota 100 “ha aumentato la spesa e creato una discontinuità nell’età del ritiro”.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2020/01/29/fmi-pil-italia-05-nel-2020-restera-ai-minimi-ue_04f7d0c1-44c0-4237-8fe3-38cf9e42775e.html

Fmi: “Stima Pil Italia +0,5% nel 2020”

Dopo +0,8% nel 2018, il Pil in Italia dovrebbe crescere dello 0,2% nel 2019, come stimato ad ottobre 2019. Nel 2020 il Pil dovrebbe crescere dello 0,5%, come stimato in precedenza, e nel 2021 dello 0,7%, 0,1 punto in meno rispetto alle previsioni di ottobre 2019. E’ quanto stima il Fmi nel World Economic Outlook illustrato oggi a Davos per l’economia italiana. Nel 2019, quindi, stima ora l’Fmi il pil a livello globale dovrebbe crescere modestamente al 2,9% nel 2019 per poi salire a +3,3% nel 2020 e a +3,4% nel 2021. La lieve revisione al ribasso di 0,1 punto per il 2019 e per il 2020 e di 0,2 punti per il 2021 “è dovuto in gran parte alle revisioni al ribasso del pil in India”.

La crescita economica, spiega la Chief Economist del Fondo, “nelle economie avanzate si stabilizza vicino ai livelli attuali” ma i rischi restano alti e sono soprattutto legati ad eventuali “nuove tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e l’Ue e tra Usa e Cina”, a potenziali rischi geopolitici e all’intensificarsi di disordini sociali “che potrebbe esporre a vulnerabilità dal punto di vista finanziario e interrompere fortemente la crescita”. Ad ottobre il Fondo monetario internazionale sosteneva che “l’economia globale stava registrando un rallentamento con rischi al ribasso che avrebbero potuto far deragliare ulteriormente la crescita”. Tuttavia “dopo l’annuncio di un accordo commerciale tra Cina e Usa, la minor probabilità di una Brexit senza accordo, una politica monetaria a sostegno della crescita e condizioni finanziarie favorevoli, ci sono ora segnali di una crescita a livello globale che potrebbe stabilizzarsi seppur a livelli modesti”.

Nel 2019, quindi, stima ora l’Fmi il pil a livello globale dovrebbe crescere modestamente al 2,9% nel 2019 per poi salire a +3,3% nel 2020 e a +3,4% nel 2021. La lieve revisione al ribasso di 0,1 punto per il 2019 e per il 2020 e di 0,2 punti per il 2021 “è dovuto in gran parte alle revisioni al ribasso del pil in India”.

Nelle economie avanzate (dopo +2,2% nel 2018 il pil dovrebbe rallentare a +1,7% nel 2019 e a +1,6% nel 2020 e 2021) ci sono segnali preliminari che fanno pensare “che il declino della produzione e del commercio potrebbe aver toccato il fondo”. Ciò, rileva l’Fmi, “è in parte dovuto a un miglioramento nel settore automobilistico, poiché le interruzioni delle nuove norme sulle emissioni iniziano a svanire”. L’accordo di Fase I tra Cina e Stati Uniti, rileva ancora il Fondo, “se durevole, dovrebbe ridurre l’impatto negativo cumulativo delle tensioni commerciali sul pil globale entro la fine del 2020, dallo 0,8% allo 0,5%”.

Il settore dei servizi, sottolinea l’Fmi, “rimane in territorio espansivo, con una spesa al consumo resiliente sostenuta da una crescita salariale sostenuta. L’allentamento monetario quasi sincronizzato tra le principali economie ha supportato la domanda e contribuito alla crescita globale stimata di 0,5 punti percentuali sia nel 2019 che nel 2020”. Nelle economie avanzate le economie dipendenti dalle esportazioni come la Germania, osserva il Fondo, “dovrebbero beneficiare dai miglioramenti della domanda esterna mentre si prevede che la crescita degli Stati Uniti rallenterà man mano che lo stimolo fiscale diminuisce”. Dopo +2,9% nel 2018 il pil negli Stati Uniti dovrebbe rallentare a +2,3% nel 2019, a +2% nel 2018 e a +1,7% nel 2020.

Per i mercati emergenti e le economie in via di sviluppo, il Fondo monetario internazionale prevede una ripresa della crescita dal 3,7% nel 2019 al 4,4% nel 2020 e al 4,6% nel 2021. Si tratta comunque di una revisione al ribasso dello 0,2% per tutti gli anni osservati. A pesare è la situazione economica dell’India “dove la crescita ha subito un forte rallentamento a causa dello stress nel settore finanziario non bancario e della debole crescita del reddito rurale”. La crescita della Cina è stata rivista al rialzo di 0,2 punti al 6% per il 2020 (nel 2018 pil a +6,6%, nel 2019 a +6,1%, nel 2020 a +6% e +5,8% nel 2021), riflettendo l’accordo commerciale con gli Stati Uniti.

La ripresa della crescita globale per il 2020, quindi, rimane comunque “altamente incerta” in quanto si basa su migliori risultati di crescita per economie stressate come Argentina, Iran e Turchia e per quelle che hanno registrato risultati in “sottoperformance” come in alcune economie emergenti e in via di sviluppo come Brasile, India e Messico.

Nel complesso, i rischi per l’economia globale rimangono al ribasso, sottolinea l’Fmi, “nonostante le notizie positive sul commercio e le preoccupazioni in diminuzione di una Brexit senza accordo. Potrebbero emergere nuove tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e l’Ue e potrebbero tornare le tensioni commerciali Usa-Cina”.

L’Fmi sostiene che se i rischi che pesano sulla crescita globale sembrano essere “in qualche modo meno forti rispetto a quello che si stimava nell’ottobre del 2019” lo spazio politico per rispondere a questi rischi “è anche più limitato. È pertanto essenziale che i responsabili politici non arrechino danno e riducano ulteriormente l’incertezza delle politiche, sia nazionali che internazionali. Ciò contribuirà a rilanciare gli investimenti, che rimane debole”.

La politica monetaria, sostiene ancora l’Fmi, “dovrebbe rimanere accomodante laddove l’inflazione è ancora bassa”. Dati i tassi di interesse storicamente bassi e la debole crescita della produttività, sostiene ancora il Fondo, “i paesi con spazi di manovra dal punto di vista della finanza pubblica dovrebbero investire in capitale umano e infrastrutture rispettose del clima per aumentare la produzione potenziale”.

Le economie con livelli di debito insostenibili, sostiene ancora l’Fmi, “dovranno consolidarsi, anche attraverso un’efficace mobilitazione delle entrate. Per garantire una risposta fiscale tempestiva se la crescita dovesse rallentare bruscamente, i paesi dovrebbero preparare in anticipo misure contingenti e rafforzare gli stabilizzatori automatici. Potrebbe essere necessaria una risposta fiscale coordinata per migliorare l’efficacia delle singole misure. In tutte le economie, un imperativo fondamentale è intraprendere riforme strutturali, migliorare l’inclusività e garantire che le reti di sicurezza proteggano le persone vulnerabili”.

Per il Fondo, “i paesi devono cooperare su più fronti per aumentare la crescita e diffondere prosperità. Devono invertire le barriere commerciali protezionistiche e risolvere l’impasse sulle problematiche legate all’Omc. Devono adottare strategie per limitare l’aumento delle temperature globali e le gravi conseguenze delle catastrofi naturali legate al clima. È necessario un nuovo regime fiscale internazionale per adattarsi alla crescente economia digitale e per ridurre l’evasione fiscale, garantendo nel contempo che tutti i paesi ricevano la loro giusta quota delle entrate fiscali”.

Fonte: ADNKronos  –  https://www.adnkronos.com/soldi/economia/2020/01/20/fmi-ripresa-livello-globale-resta-incerta_2UfJksoRCA71zkMUDWwy0M.html

Fmi migliora le stime sul deficit di bilancio italiano

Il Fondo monetario internazionale ha migliorato le sue stime sul bilancio italiano corretto per il ciclo economico. È quanto emerge da un confronto tra le tabelle contenute nel Fiscal Monitor pubblicato oggi con quelle dell’edizione primaverile. Ora, per il nostro Paese, il Fondo si aspetta un deficit dell’1,5% per il 2019, rispetto al 2,1% atteso ad aprile e all’1,6% atteso nell’ottobre del 2018. Nell’ottobre 2017, l’istituto prevedeva un pareggio strutturale dal 2019.

Per il 2020, è atteso un deficit del 2,1%, anziché del 3,2%; per il 2021 è stimato un deficit del 2,3% invece che del 3,5%. Per il 2022, previsto un deficit del 2,4% e non più del 3,8%. Per il 2023 e 2024, attesi dati al 2,4% e al 2,6%.

Negli ultimi mesi “i mercati finanziari globali sono stati sottoposti alla pressione delle tensioni commerciali e dell’incertezza politica. Questo ha provocato un deterioramento della fiducia delle imprese, un indebolimento dell’attività economica e un aumento dei rischi al ribasso”. Per contrastare questo contesto “molte banche centrali hanno adottato una politica monetaria più accomodante”. Lo si legge nel Global Financial Stability Report del Fondo Monetario Internazionale.

Le condizioni finanziarie a livello globale sono diventate più accomodanti rispetto a sei mesi fa, in particolare negli Stati Uniti e nell’Eurozona. Questo, secondo gli economisti dell’Fmi, “ha supportato la crescita economica e contribuito a contenere i rischi al ribasso per le prospettive a breve termine, ma ha anche incoraggiato ad aumentare il rischio finanziario, provocando un accumulo degli elementi di vulnerabilità”.

Le vulnerabilità sul debito non bancario globale sono aumentate all’80% del Pil mondiale, su livelli simili a quanto visto al culmine della crisi finanziaria globale.

Le società stanno contraendo più debito e la loro capacità di rifinanziarlo e ripagarlo si sta indebolendo. In caso di un significativo rallentamento economico, i “debiti a rischio potrebbero salire a 19.000 miliardi di dollari”, avvertono dall’Fmi. Per ridurre i rischi, le banche centrali dovrebbero implementare e sviluppare strumenti macroprudenziali, mantenendo un controllo finanziario rigoroso.

Fonte: Milano Finanza  –  https://www.milanofinanza.it/news/fmi-migliora-le-stime-sul-deficit-di-bilancio-italiano-201910161619019633

Fmi taglia stime Italia, ferma nel 2019

Italia a crescita zero nel 2019. Il Fmi rivede al ribasso le stime per il pil italiano sia per quest’anno sia per il 2020. Dopo il +0,9% del 2018, per il 2019 la crescita è prevista a zero, ovvero 0,1 punti percentuali in meno sia rispetto alle previsioni di luglio sia a quelle di aprile. Per il 2020 la crescita è attesa a +0,5% (-0,3 punti su luglio e -0,4 su aprile). A pesare, afferma il Fondo, è l'”indebolimento della domanda interna, un minore impulso si bilancio e un contesto esterno più debole”.

Per l’Italia è “particolarmente essenziale” un impegno “credibile” per un calo del debito pubblico nel medio termine dice il Fondo. Il Fondo stima un debito pubblico in aumento al 133,2 nel 2019 dal 132,2% del 2018. Nel 2020 salirà ancora attestandosi al 133,7%, per poi raggiungere il 134% nel 2024. Il deficit è previsto scendere al 2,0% del pil quest’anno dal 2,1% del 2018. Nel 2020 sarà al 2,5% e raggiungerà il 2,6% nel 2024. Il Fmi taglia le stime di crescita di Germania e Francia e  Gb.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2019/10/15/fmi-taglia-stime-italia-ferma-nel-2019_7ab0d230-cfca-479e-ae57-af824e59b2be.html

Fmi, in Italia incertezza su prospettive di bilancio

“In Italia l’incertezza sulle prospettive di bilancio resta simile a quella riscontrata” in aprile “con un impatto sugli investimenti e la domanda interna”. Lo afferma il Fmi nell’aggiornamento del World Economic Outlook, nel quale ha confermato la stima di +0,1% per il pil italiano nel 2019, rivedendo però al ribasso di 0,1 punti percentuali a +0,8% quella per il 2020.

I risultati di quest’anno e il prossimo seguono il +1,7% registrato dal pil dell’Italia nel 2017 e il +0,9% del 2018.

In generale il Fmi rivede al ribasso le stime di crescita mondiali per il 2019 e il 2020. Dopo il +3,8% del 2017 e il +3,6% del 2018, il pil mondiale è atteso crescere del 3,2% quest’anno e del 3,5% il prossimo. Si tratta di una riduzione di 0,1 punti percentuali per ognuno dei due anni. Il Fondo avverte come i “rischi sono al ribasso e includono ulteriori tensioni commerciali e sul fronte tecnologico in grado di minare la fiducia e rallentare gli investimenti”. Ma anche una Brexit no deal.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2019/07/23/fmi-in-italia-incertezza-su-prospettive-di-bilancio_42df092d-2e79-491a-822e-67076ea29a40.html

Fmi: Italia faccia sforzi più ambiziosi

”Anche se molte economie avanzate stanno prevedendo un risanamento di bilancio, in alcuni casi sono necessari sforzi più ambiziosi. Questo è fondamentale per l’Italia”. Lo afferma l’Fmi in un documento per il G20. “Per molte economie del G20, ora è il momento per un significativo risanamento di bilancio. La finestra di opportunità per ridurre il debito è ancora aperta”, si spiega.

”Gli spread sono aumentati in alcuni paesi, inclusa l’Italia, dove i timori per il debito pubblico e slittamenti nelle politiche potrebbero innescare ulteriori reazioni negative del mercato”. Prosegue l’Fmi. ”Le condizioni finanziarie nelle economie avanzate sono ancora accomodanti, ma potrebbero peggiorare all’improvviso. Questo potrebbe aumentare la pressione sui mercati emergenti e sulle economie altamente indebitate (ad esempio l’Italia)”. La crescita – avverte l’Fmi – sta frenando in molte economie avanzate ed e’ ”rallentata piu’ del previsto nell’area euro, soprattutto in Italia e Germania”.

Gli attuali livelli di crescita del G20 ”saranno difficili da sostenere”. Lo afferma il Fmi in un rapporto preparato in vista del vertice di Buenos Aires, nel quale si precisa che la lenta crescita della produttivita’ frena le economie del G20. ”Distruzioni agli scambi commerciali globali potrebbero ridurre la produttivita’ ulteriormente” aggiunge il Fmi, mettendo in evidenza come gli squilibri globali sembrano destinati a salire, aumentando la possibilita’ di un aggiustamento disordinato nel medio termine. “Lavorando insieme la politica puo’ contenere i rischi” osserva il Fmi, invitando i paesi del G20 a sostenere i paesi in via di sviluppo a basso reddito.

La crescita sta frenando in molte economie avanzate ed e’ ”rallentata piu’ del previsto nell’area euro, soprattutto in Italia e Germania”. ”L’espansione globale continua, ma e’ diventata piu’ disomogenea. I rischi al ribasso sono aumentati”, si aggiunge.

L’economia globale si trova in un ”momento critico” fra ”significativi rischi che si stanno materializzando e nubi scure all’orizzonte”. In questo quadro i paesi del G20 devono muoversi ”rapidamente e insieme”: così il direttore generale del Fmi, Christine Lagarde, invitando le 20 maggiori economie al mondo ad andare avanti sulle riforme, da quelle del mercato dei prodotti a quelle del lavoro. Farle potrebbe tradursi in un aumento del pil del G20 del 4%.

Gli eventuali dazi dell’amministrazione Trump sulle auto potrebbero portare a un taglio della crescita globale dell’0,75%, afferma il Fmi nel rapporto inviato al G20.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/11/28/fmi-italia-faccia-sforzi-piu-ambiziosi_b8555bfb-7643-4139-82d5-3e33ad9e95f0.html

Fmi: con quota 100 più spesa per le pensioni e un peso sui giovani

L’impatto sulla crescita dell’Italia dalle misure di stimolo previste dal governo “sarebbe incerto nei prossimi due anni e probabilmente negativo nel medio periodo, se gli spread continuassero a restare a livelli elevati”. Così il Fondo Monetario Internazionale nella relazione che prelude all’Art.IV. Il Fmi spiega che l’atteso impatto di stimolo “rischia di essere controbilanciato dal continuo rialzo degli spread”, con un effetto “ambiguo” nel breve e “probabilmente negativo” nel medio periodo. 

I cambiamenti delle pensioni previsti dal governo, ovvero la quota 100, “aumenterebbero ulteriormente la spesa pensionistica, imporrebbero pesi ancora maggiori sulle generazioni più giovani, lascerebbero meno spazio per politiche per la crescita e porterebbero a minori tassi di occupazione tra i lavoratori più anziani”, dice il Fmi anticipando l’Art.IV. “E’ improbabile che l’ondata di pensionamenti creerebbe altrettanti posti di lavoro per i giovani”. Per il Fmi “è urgente razionalizzare i vari eccessi nel sistema”. 

ll Fondo Monetario Internazionale, mette in guardia l’Italia anche dal rischio di recessione che potrebbe derivare da livelli di debito troppo alti. Nel documento, il Fmi stima che il debito pubblico italiano “resterà intorno al 130% nei prossimi 3 anni” e avverte che qualsiasi shock anche modesto “aumenterebbe il debito aumentando il rischio che l’Italia sia costretta ad un consolidamento di bilancio maggiore quando l’economia si indebolisce. Questo potrebbe trasformare un rallentamento in una recessione”.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/11/13/fmi-con-quota-100-piu-spesa-pensioni-e-peso-su-giovani_2baef11c-2230-4631-a38f-bf6cd76b60f8.html