Emissione di un nuovo BTP 30 anni

Comunicato Stampa N° 2 del 04/01/2022

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze comunica di aver affidato a Barclays Bank Ireland PLC, BNP Paribas, Deutsche Bank A.G, Intesa Sanpaolo S.p.A. e J.P. Morgan AG il mandato per il collocamento sindacato di un nuovo benchmark a 30 anni BTP – scadenza 1° settembre 2052. La transazione sarà effettuata nel prossimo futuro, in relazione alle condizioni di mercato.

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Banche, stress test decisivi per i dividendi. Ma la vera priorità è il credito

La Vigilanza Bce riapre alle cedole caso per caso in base ai buffer di capitale che emergeranno dagli esami di venerdì 30 luglio. L’intreccio tra le richieste degli investitori e l’esigenza di finanziare la ripresa dell’economia

Anche la Vigilanza Bce vara la sua riapertura e lo fa rimuovendo il divieto alla distribuzione dei dividendi delle banche, introdotto come misura di emergenza all’inizio della crisi indotta dal Covid.

Il ritorno a una nuova normalità in materia di cedole e buy back azionari, pur con una serie di condizionalità che porterà la Vigilanza a distinguere tra banca e banca, è certamente una buona notizia per gli investitori e per gli azionisti delle banche che pazientemente hanno atteso per oltre un anno la distribuzione degli utili pregressi.

Ora la decisione di Bce sui dividendi andrà esaminata congiuntamente con l’altro grande appuntamento bancario di luglio, ovvero l’esito degli stress test che la Vigilanza ha condotto insieme all’Eba e che sarà reso pubblico venerdì prossimo.

Concepiti nella fase più acuta della pandemia, quando ancora Bce paventava un rischio massimo di 1,3 trilioni di nuovi crediti deteriorati, gli stress test ipotizzano nello scenario più avverso un nuovo crollo del Pil nel prossimo biennio. Un esercizio teorico, dato che le previsioni sono invece (anche per la stessa Bce) di una sostenuta ripresa dell’economia anche grazie ai fondi di Next Generation Ue.

Il problema è che la Vigilanza Bce incorporerà l’esito degli stress test nelle richieste di capitale individuali (Srep) che le banche dovranno detenere nel 2022. Le ragioni della Vigilanza, sia nel caso degli stress test che nella scelta di condizionare i dividendi a valutazioni banca per banca, sono evidenti e trovano giustificazione nel timore che – dopo la fine delle moratorie sui crediti e il graduale esaurirsi dei prestiti garantiti dallo Stato – le banche abbiano capitale in abbondanza e sufficiente ad assorbire i nuovi Npl che saranno originati dalle aziende in crisi.

Fonte: Il Sole 24 ore –https://www.ilsole24ore.com/art/banche-stress-test-decisivi-i-dividendi-ma-vera-priorita-e-credito-AE8AMuY

La Svizzera si fa le sue criptovalute, pressing per il TicinoCoin

Non c’è solo la ‘Cripto Valley’ tra Zugo e Zurigo, dove è nato l’Ethereum, la seconda criptovaluta più conosciuta dopo il Bitcoin. In Svizzera, il mondo delle monete alternative è molto vivace. Nel Cantone di Vaud, quello di Losanna, è diffuso il Leman, una moneta complementare che ha iniziato a utilizzare la tecnologia Blockchain. Il Canton Ticino, invece, è in pressing sul Consiglio di Stato – l’organo di governo dei cantoni – per creare il TicinoCoin. Sarebbe, nelle intenzioni dei suoi promotori, la prima moneta digitale con un rapporto 1 a 1 sulla moneta nazionale, in questo caso il franco svizzero, e garantita dalla banca centrale di Stato. Una ‘stable coin’, insomma, a zero rischi: nulla a che vedere con il Bitcoin, soggetto alle forti fluttuazioni delle sue quotazioni.

Un’interrogazione parlamentare è pronta per essere depositata la prossima settimana, giusto in tempo prima della la fine della legislatura nel Cantone: un gruppo di stakeholders locali chiede il sostegno del Consiglio di Stato per realizzare una moneta locale complementare basata sulla tecnologia blockchain. “I segnali di apertura ci sono tutti, siamo ottimisti sul fatto che il Consiglio possa dare il suo patrocinio al progetto e non solo”, spiega all’Adnkronos Paolo Pamini, parlamentare del Cantone tra i firmatari dell’interrogazione parlamentare. L’idea è quella di fare della repubblica una seconda criptovalley svizzera per rilanciare l’economia della regione e creare nuovi posti di lavoro.

Attorno a Zugo e all’Ethereum, “è nato un ecosistema di diverse centinaia di startup in vari ambiti, non solo finanziari” e questo ha attratto talenti e imprenditori. Al di là del commercio locale, “la scommessa è questa: creare una moneta complementare al franco, come ce ne sono altre cartacee in Svizzera, e al contempo favorire la crescita di un ecosistema digitale”. Nel 2014, sono Michele Fiscalini, Claudio Rossini e Adriano Meyer a ideare e testare i primi Tic – così si chiameranno i ‘bit’ svizzeri – raccogliendo negli anni le adesioni della politica e della società locale. E tanto hanno fatto, che oggi tutti i partiti del Parlamento ticinese sono unanimi nel volere l’arrivo del TicinoCoin.

Quella del Parlamento cantonale di settimana prossima è l’ultima seduta prima delle elezioni del 7 di aprile, ma nelle scorse settimane c’è stata già un’altra grande apertura sul fronte delle criptovalute. “Un mese fa – racconta Pamini – io e altri deputati di tutti i partiti abbiamo chiesto al Governo di accettare i pagamenti in Bitcoin per alcune tasse e altri servizi pubblici e la risposta è stata positiva. E’ ancora tutto da discutere e definire, ma c’è un clima generale di apertura verso queste tecnologie”. Tra l’altro, il Cantone è, come gli altri 26 svizzeri, uno Stato a tutti gli effetti e ha una banca di sua proprietà, la BancaStato del Cantone: nell’ipotesi più avanzata, “l’istituto cantonale bancario potrebbe non solo fungere da banca depositaria, ma diventare l’emittente stesso di TicinoCoin e sbrigare le pratiche di accettazione dei clienti nell’emissione di nuovi Token”.

Se accadesse questo, sarebbe la prima volta di uno Stato sovrano che attraverso il suo istituto centrale emette una criptovaluta con un controvalore fisso e garantito in una delle principali valute nazionali, il franco svizzero. E, spiegano i promotori nella loro interrogazione, poiché il TicinoCoin sarebbe negoziato sugli exchanger internazionali di criptovaluta, il Cantone offrirebbe la possibilità di disporre di una criptovaluta equivalente al franco svizzero. “A livello globale c’è molta richiesta per questo genere di stable coin, che migliorano la liquidità dei mercati di criptovalute senza la necessità di convertire moneta fiat in criptovaluta e viceversa. Per questi motivi, è lecito pensare che BancaStato raccoglierebbe sottoscrizioni nell’ordine di svariate decine di milioni di franchi svizzeri”.

Il Canton Ticino è il più meridionale della Svizzera, confina con la Lombardia e la sua lingua ufficiale è l’italiano: non è escluso che un boom del fintech e delle tecnologie Blockchain nell’area possa avere riflessi anche nel Nord Italia, dove è già alta la concentrazione di imprese innovative rispetto al resto del Paese.

Fonte: ADNKronos – https://www.adnkronos.com/soldi/finanza/2019/03/11/svizzera-sue-criptovalute-pressing-per-ticinocoin_UJPP2AmYwCAJh7yEQRWrPP.html

Vaticano: no a finanza speculativa

“Non è legittimo, dal punto di vista etico, esporre a indebito rischio il credito derivante dalla società civile utilizzandolo per scopi prevalentemente speculativi”. Così il documento vaticano sul discernimento etico in finanza presentato oggi. “Un fenomeno inaccettabile sotto il profilo etico, non è il semplice guadagno ma l’avvalersi di un’asimmetria a proprio vantaggio per generare notevoli profitti a danno di altri; è lucrare sfruttando la propria posizione dominante con ingiusto svantaggio altrui o arricchirsi generando nocumento o turbative al benessere collettivo”. Quando si introducono e diffondono strumenti economico-finanziari “non affidabili”, che creano anche “criticità e rischi sistemici”, si può parlare di una “intossicazione” di quell’organismo, prosegue il documento del Vaticano. “Si comprende l’esigenza, oggi sempre più avvertita, di introdurre una certificazione da parte dell’autorità pubblica nei confronti di tutti i prodotti che provengono dall’innovazione finanziaria.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/05/17/vaticano-no-a-finanza-speculativa_45ee79ed-8323-4105-bd27-c86e2fe7489e.html