A settembre migliorano sia il clima di fiducia dei consumatori (da 101,0 a 103,4) sia quello delle imprese (l’indice composito sale da 81,4 a 91,1). Lo comunica l’Istat, sottolineando che per le imprese risale per il quarto mese consecutivo, per i consumatori per il secondo mese consecutivo.
Tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori sono stimate in aumento ed in particolare il clima economico e sul futuro registrano l’incremento più marcato passando, rispettivamente, da 90,5 a 94,9 e da 105,6 a 109,5. Guardando alle imprese, il miglioramento della fiducia è diffuso a tutti i settori seppur con intensità diverse: per i servizi di mercato si registra l’incremento più accentuato con l’indice che sale da 75,1 a 88,8.
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Istat, sale indice fiducia agosto consumatori e imprese
Ad agosto 2020 si stima un aumento sia del clima di fiducia dei consumatori (da 100,1 a 100,8) sia dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese che sale da 77,0 a 80,8. Lo rileva l’Istat sottolineando che tra le componenti del clima di fiducia dei consumatori, il clima economico registra l’aumento più marcato passando da 85,9 a 90,1. Per le imprese, le stime evidenziano un aumento della fiducia diffuso a tutti i settori seppur con intensità diverse.
In particolare, nell’industria l’indice di fiducia del settore manifatturiero sale da 85,3 a 86,1 e nelle costruzioni aumenta da 129,7 a 132,6. Nel commercio al dettaglio l’indice aumenta da 86,7 a 94.
Per i consumatori migliorano anche gli indici del clima corrente e futuro passando, rispettivamente, da 97,3 di luglio a 98,1 di agosto per il corrente e da 104,3 a 105,3 per il futuro mentre la componente personale diminuisce lievemente (da 105,2 a 104,9). Per quanto riguarda le imprese il comparto dei servizi evidenzia una dinamica positiva decisamente più marcata: nei servizi di mercato (l’indice sale da 66 a 74,7) . Nell’industria manifatturiera migliorano i giudizi sugli ordini mentre le attese di produzione sono in calo. Le scorte di prodotti finiti sono giudicate in lieve accumulo rispetto al mese scorso. Per le costruzioni, l’aumento dell’indice è trainato da un deciso miglioramento delle attese sull’occupazione presso l’impresa, mentre i giudizi sugli ordini si deteriorano. Nel commercio al dettaglio l’indice di fiducia è passato dall’86,7 di luglio al 94 di agosto. A livello di circuito distributivo, la fiducia aumenta marcatamente nella grande distribuzione mentre nella distribuzione tradizionale l’incremento è più contenuto.
“Ad agosto – sottolinea l’Istat nel suo commento – il clima di fiducia delle imprese aumenta per il terzo mese consecutivo. Tale aumento è diffuso a tutti i settori ed è marcato per i servizi, mentre è più contenuto per l’industria. Sebbene in recupero in tutti i settori, gli indicatori del clima di fiducia delle imprese restano ancora distanti dai livelli precedenti l’emergenza sanitaria, in particolare nei servizi di mercato. L’indice di fiducia dei consumatori è in aumento dopo il lieve deterioramento registrato nel mese di luglio 2020. La crescita è trainata dal deciso miglioramento delle aspettative sulla situazione economica del paese e sulla disoccupazione”.
Il fatturato dei servizi nel secondo trimestre del 2020 perde il 21% rispetto al primo trimestre e il 26,2% rispetto al secondo trimestre 2019. Lo rileva l’Istat sottolineando che per il settore dell’alloggio e della ristorazione si è registrato un calo del fatturato del 62,6% sul primo trimestre e del 71,4% tendenziale.
Il calo del fatturato delle imprese dei servizi nel secondo trimestre 2020 (-21% sul trimestre precedente, -26,2% sul secondo trimestre 2019) è “senza precedenti” per l’Istat che nel suo commento ai dati ricorda come questi siano l’effetto dell’emergenza sanitaria e delle misure di restrizione decise dal Governo per contenere il contagio. “La flessione registrata nel secondo trimestre, in termini sia congiunturali (-21%) sia tendenziali (-26,2%) – si legge – è la peggiore dall’inizio delle serie storiche (disponibili dal 2001). I cali del fatturato hanno colpito tutti i settori rilevati, risultando particolarmente marcati in quelle attività maggiormente interessate dai provvedimenti di chiusura per il contenimento dell’emergenza sanitaria, quali quelle legate alla filiera del turismo (Attività delle agenzie di viaggio -93%, Alloggio -88,3%, Trasporto aereo -79,1%, Attività dei servizi di ristorazione -64,2%) e del commercio di autoveicoli (-43,9%).
Istat, prezzi in lieve aumento a giugno +0,1% su mese, -0,2% su anno
L’inflazione resta negativa per il secondo mese consecutivo. Dopo che già a maggio il carovita aveva fatto segnare il primo calo dal 2016, anche a giugno il peso dei prezzi dei carburanti particolarmente depressi ha trascinato l’indice nuovamente in territorio negativo. Nè è bastato il buon andamento del carrello della spesa a contrastarli: l’effetto combinato dei due principali trend ha portato l’indice dei prezzi al consumo, rilevato oggi secondo le tradizionali stime preliminari dall’Istat, a registrare un calo annuo dello 0,2%, anche se a livello mensile è tornato in territorio leggermente positivo con un +0,1%. “La flessione dei prezzi al consumo su base annua, registrata per il secondo mese consecutivo, continua ad essere il prodotto di spinte contrapposte: quelle deflazionistiche provenienti dai prezzi dei beni energetici e quelle al rialzo dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona” spiegano all’Istat ricordando che “l”inflazione di fondo, seppur in lieve rallentamento, si conferma quindi positiva (+0,7%)”.
Ed è proprio quest’ultimo dato che fa dire al centro studi di Confcommercio che “il dato sull’inflazione di fondo che, pur su valori contenuti, si conferma in territorio positivo, lascia sperare che la deflazione sia un problema solo temporaneo”. Andando ad analizzare nel dettaglio le principali voci dell’indice, si conferma nuovamente il forte la contrazione dei prezzi dei Beni energetici (-12,1%), sia nella componente regolamentata (-14,1%), sia in quella non regolamentata (-11,2%). I prezzi degli alimentari continuano invece a crescere (+2,5%), con un’accelerazione di quelli degli alimentari non lavorati (da +3,7% di maggio a +4,1%) e un lieve rallentamento dei prezzi degli alimentari lavorati (da +1,7% a +1,5%). Coldiretti spiega che i prezzi della frutta fanno segnare un balzo di addirittura l’11,1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per effetto del clima pazzo che ha sconvolto i raccolti e ridotto le disponibilità sui mercati. A registrare tassi di crescita sopra il punto percentuale sono anche i prezzi dei tabacchi (+3,0%) e dei servizi vari (+1,4%) che contrastano, insieme a quelli dei beni alimentari, le spinte deflazionistiche dei beni energetici.
A livello congiunturale, invece, l’Istat spiega che il lieve aumento dell’indice generale è dovuto per lo più alla crescita dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+2,1%), sostenuta dai consueti fattori stagionali. Continua invece a correre, seppur con un lieve rallentamento, il cosiddetto carrello della spesa: i prezzi degli alimentari, per la cura della casa e della persona salgono infatti in giugno del 2,3%, leggermente meno del +2,4% di maggio. Tornano infine a crescere i prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto, passando da una variazione nulla a un +0,2%. A questo punto l’inflazione acquisita per il 2020 è pari a zero per l’indice generale e a +0,7% per la componente di fondo.
Calano i consumi, nel primo semestre -1.879 euro spesa a famiglia
La ripartenza non basta a recuperare i consumi perduti. Nonostante le riaperture delle imprese a partire da maggio, il bilancio dei primi sei mesi dell’anno rimane ancora fortemente negativo, con un calo medio della spesa stimabile in -1.879 euro a famiglia. E’ quanto emerge dalle elaborazioni condotte da Confesercenti.
Il dato è la sintesi dei diversi impatti sul territorio. La contrazione della spesa è infatti maggiore nelle regioni del nord ad alto reddito e in quelle maggiormente colpite dall’emergenza: Trentino (-2.227 euro per nucleo familiare), Lombardia (-2.214), Emilia-Romagna (-2.153), Toscana (-2.070), Veneto (-2.042 euro). Perdite sopra la media nazionale si registrano anche in Valle d’Aosta (-1.994 euro di spesa a famiglia), Lazio (-1.962 euro), Piemonte (-1.902 euro) e Friuli (-1.883 euro). Inferiore alla media – sebbene sempre consistente – il calo di spesa nelle restanti regioni centrali e meridionali: è la Calabria a registrare la perdita minore, comunque di -1.294 euro.
Il calo della spesa, sottolinea Confesercenti, “è dovuto soprattutto allo stop delle attività durante la fase acuta dell’emergenza Covid-19, ma anche alla prudenza mostrata dalle famiglie nel periodo di ripartenza“. Se prima della crisi il risparmio medio era di 8 euro ogni 100, adesso, commenta l’associazione, siamo arrivati ad 11, con un conseguente aumento dei risparmi: nel 2020 gli italiani hanno accumulato 32 miliardi di depositi bancari in più (+20%) rispetto al 2019, spinti dalla situazione di incertezza.
Lo stop dei consumi è stato sentito in particolare dal settore della somministrazione e della ricettività, il cosiddetto Horeca: l’8% delle imprese non riaprirà, il 61,5% denuncia problemi di liquidità. Fortissimo l’impatto anche nel commercio, in cui il 51,3% delle Pmi ha registrato una perdita di metà del fatturato.
Fonte: ADNKronos – https://www.adnkronos.com/soldi/economia/2020/06/28/calano-consumi-nel-primo-semestre-euro-spesa-famiglia_vuH03kDxcp6DdgrRUTtcGO.html
Confesercenti, consumi giù, verso -0,4%
La crisi del commercio non è mai finita: dopo la debole ‘ripresina’ degli anni scorsi, la spesa delle famiglie è tornata a frenare, e se non ci saranno inversioni di tendenza il 2019 si chiuderà con una flessione dello 0,4% delle vendite, per oltre un miliardo di euro in meno rispetto al 2018: il risultato peggiore degli ultimi 4 anni. E’ la stima di Confesercenti.
A pesare è il mancato recupero della spesa delle famiglie, oggi costrette a spendere annualmente 2.530 euro in meno che nel 2011, spiega Confesercenti. Ormai quasi un’attività commerciale indipendente su due chiude entro i 3 anni di vita. Oggi, rispetto al 2011, ci sono 32mila negozi in meno, un’emorragia che ha portato a bruciare almeno 3 miliardi di investimenti delle imprese. E quest’anno Confesercenti stima che spariranno ancora più di 5mila negozi, al ritmo di 14 al giorno. “C’è bisogno di un intervento urgente per fronteggiarla: chiederemo al governo di aprire un tavolo di crisi”, spiega la presidente Patrizia De Luise.
Istat: peggiora la fiducia delle famiglie e delle imprese
Peggiora ad agosto il clima di fiducia di famiglie e imprese. Secondo le rilevazioni dell’Istat l’indice che misura la fiducia dei consumatori è sceso da 116,2 di luglio a 115,2; mentre l’indice composito del clima di fiducia delle imprese è passato da 105,3 a 103,8.
La flessione dell’indice di fiducia dei consumatori è dovuta principalmente al deterioramento della componente economica (da 141,3 a 136,6), mentre quella personale aumenta per il secondo mese consecutivo passando da 107,8 a 108,5. Un calo contenuto caratterizza sia il clima corrente (da 113,3 a 112,8) che quello futuro (da 120,9 a 119,3).
Guardando alle imprese, il clima di fiducia registra una dinamica negativa più accentuata nel settore manifatturiero (da 106,7 a 104,8) e nei servizi (da 105,9 a 104,7) rispetto alle costruzioni (da 139,9 a 139,3); in controtendenza il commercio al dettaglio dove l’indice aumenta da 102,7 a 104,2.