La Bce lascia tassi fermi allo 0% e annuncia prestiti agevolati alle banche

La Banca Centrale Europea ha lasciato i tassi d’interesse invariati: il tasso principale resta fermo allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40%. La decisione è in linea con le attese del mercato.

Lo spread fra Btp e Bund scivola a 243 punti base, minimo da fine gennaio, dopo le nuove misure annunciate dalla Banca centrale europea. Il rendimento del decennale è al 2,54%.

Scossone dell’euro sui mercati dopo la decisione della Bce he prelude a un taglio delle stime macroeconomiche, oltre al lancio di un nuovo Tltro per le banche a condizioni meno vantaggiose. La moneta unica che aveva aperto stabile, è virata al ribasso e perde ora lo 0,37% a 1,1267 dollari.

La Bce ha modificato la forward guidance annunciando che i tassi di interesse rimarranno fermi fino alle fine del 2019 e non più solo fino all’estate prossima. In una nota diffusa al termine della riunione di politica monetaria, in cui si è deciso di lasciare i tassi invariati, l’Eurotower spiega che i tassi di interesse si manterranno “su livelli pari a quelli attuali almeno fino alla fine del 2019 e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine”.

Una nuova serie di operazioni trimestrali mirate di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO-III) sarà lanciata, a partire da settembre 2019 e terminerà nel marzo 2021. Ciascuna avrà una scadenza di due anni. Queste nuove operazioni contribuiranno a preservare le favorevoli condizioni di prestito bancario e la regolare trasmissione della politica monetaria. Lo annuncia la Bce.

I maxi-prestiti alle banche annunciati oggi dalla Bce servono ad “assicurare che le banche possano prendere a prestito e prestare” a condizioni accettabili, e “non perché comprino bond sovrani”. Lo ha detto il presidente Mario Draghi.

La Banca centrale europea ha nuovamente rivisto al ribasso le stime di crescita per l’Eurozona, portando il Pil 2019 a +1,1% da +1,7% stimato a dicembre, che era già stata limato dal +1,8% precedente. Limata a +1,6% da +1,7% la stima per il 2020, mentre il 2021 la Bce conferma una crescita dell’1,5%. Lo ha annunciato il presidente Mario Draghi.

La Bce taglia le stime sull’inflazione dell’Eurozona per il 2019 all’1,2% dall’1,6% atteso in precedenza. Riviste al ribasso anche le previsioni per il 2020 a 1,5% (da 1,7% precedente) e per il 2021 a 1,6% (da 1,8%). Lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi.

Fonte: ANSA – http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2019/03/07/bce-draghi-taglia-stime-e-valuta-messaggio-su-tassi_e743c3db-2219-4971-9b74-857ce2ac94a9.html

Bankitalia: il bail in ora è inapplicabile. Migliorare le regole delle crisi delle banche

La Banca d’Italia auspica una riforma migliorativa, alla luce dell’esperienza di questi anni, delle regole di gestione delle crisi bancarie con “maggiore sincronia tra bail in e Mrel (le norme che impongono l’accantonamento di passività da usare in caso di crisi).

Secondo il responsabile della vigilanza Carmelo Barbagallo, le regole hanno “avuto meriti significativi ma mostrato ampie aree di miglioramento” e serve “una riflessione aperta al confronto internazionale, che attribuisca valenza prioritaria alla stabilità finanziaria e alla crescita economica”.

“L’entrata in vigore, nel 2016, del bail-in è stata affrettata, in quanto ha preceduto di molto un suo essenziale presupposto”: la costituzione da parte delle banche”, “di passività idonee” a subire “riduzione o conversione in nuovo capitale” in caso di crisi (MREL), detenute da investitori professionali: lo sostiene Barbagallo, secondo il quale “in assenza di questa condizione, il bail-in è pressoché inapplicabile”.

Fonte: ANSA – http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2019/03/01/bankitalia-migliorare-le-regole-delle-crisi-delle-banche-e-il-bail-in_12bd18dc-aee5-4e47-a5fe-6988d404b696.html

Bce: su Tltro decisione non scontata

La Bce prenderà in esame “molto presto” l’ipotesi di una nuova edizione del Tltro, i maxi prestiti alle banche, ma “questo non significa che verrà presa una decisione”. Lo ha detto l’esponente della Bce, Peter Praet, ad una conferenza a Francoforte secondo quanto riferisce Bloomberg. La prossima riunione del Consiglio Bce è prevista il 7 marzo e finora il mercato scommetteva sul varo di un nuovo Tltro in quell’occasione.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2019/02/20/bce-su-tltro-decisione-non-scontata_98e8d043-1082-431b-b43f-a6b0253c4cab.html

Banche: Cgia, -0,7% prestiti a imprese

Prosegue la contrazione dei prestiti bancari alle imprese: nell’ultimo anno (novembre 2017 su novembre 2018) gli impieghi vivi sono scesi di 4,9 miliardi di euro (-0,7%). Negli ultimi sette anni la diminuzione è stata del 27%, per una riduzione in termini assoluti di 252,8 miliardi.
Il dato emerge da un’elaborazione dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre sui rapporti della Banca d’Italia.
Le imprese con meno di 20 addetti, che costituiscono il 98% circa del totale e danno lavoro a quasi il 60% degli addetti, continuano tuttavia a ricevere dalle banche solo il 18% circa degli impieghi vivi, contro l’82% che finisce nelle casse delle realtà produttive più strutturate, circa il 2% delle imprese in Italia.
Sempre negli ultimi sette anni, le Pmi hanno visto ridursi il flusso di denaro del 29,5% (-51,2 miliardi) e del 2,2% nell’ultimo (-2,7 miliardi). Le grandi hanno subito una riduzione del 26,5% (-201,5 miliardi) nel settennio e dello 0,4% (-2,3 miliardi) negli ultimi 12 mesi. (ANSA).

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2019/02/16/banche-cgia-07-prestiti-a-imprese_d2fd3b84-8ec6-4ce6-a980-87da968d4e92.html

Bankitalia: in un anno +11% Btp in portafoglio banche

I titoli di Stato nel portafoglio delle banche sono saliti ulteriormente in valore nel mese di novembre, raggiungendo i 378,9 miliardi di euro dai 373 miliardi di ottobre. In un anno, l’aumento registrato a novembre – che risente anche delle oscillazioni in controvalore dei titoli – è pari a oltre l’11%, dopo un aumento progressivo quasi costante nel corso del 2018 che inverte il precedente trend di riduzione dell’esposizione bancaria al debito pubblico.

I titoli di Stato nel portafoglio delle banche italiane sono continuati a salire a novembre, raggiungendo un controvalore di 386,3 miliardi di euro (380,4 a ottobre), mai raggiunto nel corso dell’anno passato. Lo si legge nella pubblicazione ‘Banche e moneta’ di Bankitalia.

Le sofferenze nel bilancio delle banche italiane sono scese a novembre del 25,3% su base annua (-24,3% a ottobre) per effetto di cartolarizzazioni.  

Nel mese di novembre i prestiti delle banche al settore privato sono cresciuti del 2,3% su base annua (in rallentamento da 2,7% di ottobre), scrive Bankitalia nel rapporto ‘Banche e moneta’. I prestiti alle famiglie sono cresciuti del 2,7% (2,8% nel mese precedente), mentre quelli alle società non finanziarie sono cresciuti dell’1,1% (1,5% in ottobre).

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2019/01/10/bankitalia-in-un-anno-11-btp-in-portafoglio-banche-_da460eb6-f5d7-40ed-a526-be78aa12fbe4.html

Eba, Stress test: promosse Intesa, Unicredit, Ubi Banca e Banco Bpm

Lo stress test reso noto oggi dall’Eba indica per Unicredit un capitale al 9,34% in caso di scenario avverso nel 2020 (al 10,31% nel 2018, al 9,58% nel 2019) contro un dato della situazione al 2017 ridefinito al 12,80%. Il delta negativo in presenza di scenario avverso al 2020 è indicato fra un massimo di 438 e un minino di 346 punti base. 

Lo stress test indica per Intesa Sanpaolo un capitale all’10,40% in caso di scenario avverso nel 2020 (al 10,80% nel 2018, al 10,64% nel 2019) contro un dato della situazione al 2017 ridefinito al 13,24%. Il delta negativo in presenza di scenario avverso al 2020 è indicato fra un massimo di 287 e un minino di 284 punti base.

Lo stress test indica per Bpm un capitale all’8,47% in caso di scenario avverso nel 2020 (al 9,93% nel 2018, al 9,40% nel 2019) contro un dato della situazione al 2017 ridefinito al 13,94%. Il delta negativo in presenza di scenario avverso al 2020 è indicato fra un massimo di 547 e un minino di 389 punti base.

Lo stress test indica per Ubi (Unione di Banche Italiane) un capitale all’8,32% in caso di scenario avverso nel 2020 (al 9,76% nel 2018, al 9,25% nel 2019) contro un dato della situazione al 2017 ridefinito all’11,70%. Il delta negativo in presenza di scenario avverso al 2020 è indicato fra un massimo di 338 e un minino di 324 punti base.

Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Tria, prende atto con soddisfazione dell’esito degli stress test condotti dall’Autorità bancaria europea (EBA) sullo stato di salute del sistema bancario italiano. Lo rende noto il ministero dell’Economia in una nota.

Bankitalia: in stress test banche Italia in media Ue  – “Per le quattro banche italiane incluse nel campione la riduzione media ponderata del CET1 ratio nello scenario avverso è pari a 3,9 punti percentuali su base fully loaded, un risultato in linea con quello medio del complesso delle banche dell’SSM (meccanismo unico vigilanza) incluse nel campione e con la media totale EBA”. Lo afferma la Banca d’Italia che ricorda come “nel complesso le banche europee hanno mostrato una buona capacità di tenuta”. “I risultati confermano il generale rafforzamento della solidità del sistema bancario europeo”.

Bce, da stress test banche Eurozona emergono più solide  – Tutte le 33 banche sotto la vigilanza della Bce appaiono oggi “più solide di fronte a shock finanziari”. Così Daniele Nouy, presidente del Consiglio di Vigilanza bancaria della Bce, commenta i risultati degli stress test, che mostrano dei ‘cuscinetti’ patrimoniali maggiori nonostante un deterioramento del capitale bancario maggiore causato, nello scenario avverso calcolato dall’Autorità bancaria europea che è più duro rispetto agli analoghi esercizi di due anni fa.

Deutsche in scenario avverso peggio di italiane  – Dati per Deutsche Bank più bassi delle italiane negli stress test dell’Eba: in caso di scenario avverso il capitale è indicato per l’istituto tedesco per il 2020 al 8,14% contro il 14,65% del 2017 e un delta negativo indicato fra 666 e 651 punti base. Ancor peggio Nordeutsche Landesbank, il cui dato Cet1 transitional con scenario avverso nel 2020 è il più basso fra tutte le banche censite: al 7,07%. Risultati poco brillanti pure per le quattro britanniche sullo sfondo delle incognite della Brexit: con uno scenario avverso al 7,28% nel 2020 per Barclays, all’8,55 per Lloyds, al 9,42 per HSBC, al 9,93 per Rbs e con delta negativi compresi per tutte e quattro fra gli oltre 500 e gli oltre 600 punti base. Il dato Cet1 transitional aggregato di tutte e 48 le banche prese in esame (di 15 Paesi dell’Ue o dell’Area Economica Europea) è indicato al 10,3% con condizioni avverse nel 2020, contro un punto di partenza nel 2017 fra 14,4 e 14,5%. Il dato Cet1 fully loaded è invece al 10,1% in presenza di scenario avverso 2020 (punto di partenza 2017 fra 14 e 14,2%).

Barclays la peggiore negli stress test, male Socgen – La britannica Barclays e la francese Societe’ Generale escono con alcuni dei risultati peggiori fra i maggiori gruppi bancari europei dagli stress test Eba-Bce appena pubblicati. Lo si legge nei dati forniti dall’Autorità bancaria europea, che per Barclays, nello scenario peggiore, calcola un coefficiente di capitale regolamentare Cet1 al 7,28% (6,37% nel conteggio ‘fully loaded’ dei nuovi standard contabili Ifrs9): il peggior risultato di tutte le 48 banche europee considerate. Per il ‘big’ francese dell’investment banking il Cet1 transitorio è al 7,61%. Risultati superiori ai minimi di Basilea ma al di sotto dell’8% spesso utilizzato come soglia minima. La banca d’Inghilterra, in una nota, ha scritto che i risultati degli stress test confermano la sua precedente valutazione secondo cui le quattro principali banche inglesi sono preparate a un grave shock economico e di mercato. Male anche la tedesca Norrdeutsche Landesbank (7,07%) mentre è al di sopra Danske Bank, al 12,77%. Fra le spagnole, Santander e Bbva sono al di sopra del 9%, Sabadell all’8,40%.

Stress test è diagnosi, sancì febbre Mps – Gli stress test sono le prove a cui periodicamente l’Autorità bancaria europea (Eba) sottopone gli istituti del Vecchio Continente, misurando la loro tenuta nel caso in cui si realizzasse uno scenario economico e finanziario particolarmente avverso. Due anni fa, la bocciatura accelerò la corsa verso la crisi di Mps, poi evitata grazie all’intervento dello Stato. Quest’anno la banca senese è esclusa dall’esame, perché è sottoposta a un Piano di ristrutturazione concordato con le autorità europee. Sono invece stati di nuovo ‘radiografati’ altri 48 istituti europei, di cui quattro italiani: Intesa, Unicredit, Ubi Banca e Banco Bpm. Non ci sono promozioni o bocciature, ma solo un’indicazione di cosa succede a ognuna di fronte allo scenario avverso. Anche Bper, Mediobanca, PopSondrio, Iccrea, Credem e Carige sono stati sottoposti a un esame. Per loro non c’è pagella, ma i risultati forniranno alla Bce una base per stabilire i requisiti di adeguatezza patrimoniale (Srep) dei singoli istituti. Lo scenario avverso considerato per gli stress prevede per l’Italia un calo del Pil cumulato del 2,7% nel triennio 2018-2020. La fotografia si basa sui bilanci 2017.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/11/02/eba-stress-test-promosse-intesa-unicredit-ubi-banca-e-banco-bpm_25905bf2-c28e-4bd6-927e-9d0c1597bfb8.html

Banche: Abi, sofferenze -50 mld in 2018

Nel prossimo triennio lo stock di sofferenze bancarie si ridurrà di circa il 40% rispetto alla fine 2017. E’ la previsione contenuta nel rapporto Afo dell’Abi.
Il calo dovrebbe essere particolarmente marcato quest’anno, intorno ai 50 miliardi, anche per l’attesa di ingenti cessioni di sofferenze. Tra 2019 e 2020 il volume delle cartolarizzazioni delle sofferenze dovrebbe invece ridursi, collocandosi su una media annua di 25 miliardi. La riduzione sarebbe diffusa tra tutte le categorie, ma particolarmente intensa per le imprese (-46% nel triennio).

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/07/28/banche-abi-sofferenze-50-mld-in-2018_e7e60e10-1cee-4208-ac74-f42ad7f69e8f.html

Patuelli, per Italia più Ue o Sudamerica

La “scelta strategica” dell’Italia deve essere di “partecipare maggiormente all’Unione Europea” con un “maggior impegno nelle responsabilità comuni” altrimenti la nostra economia “potrebbe finire nei gorghi di un nazionalismo mediterraneo molto simile a quelli sudamericani”. Lo afferma il presidente Abi Antonio Patuelli nel suo intervento all’assemblea dell’associazione. Patuelli ha ricordato come in Argentina “il tasso di sconto abbia raggiunto il 40% e con la lira italiana negli anni 80 il tasso di sconto fu anche del 19%”.

Le banche italiane “proseguono i grandi sforzi e progressi” per la ripresa e l’opera di riduzione dei crediti deteriorati, passati in due anni da 200 a 135 miliardi ma “ogni aumento dello spread impatta su Stato, banche, imprese e famiglie rallentando la ripresa”, afferma Antonio Patuelli.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/07/10/patuelli-per-italia-piu-ue-o-sudamerica_7b774906-557f-4307-85a4-212407b2d8aa.html

Bitcoin, Conio scommette su ingresso banche nel mercato

Che fine ha fatto il Bitcoin? Dal picco di dicembre 2017, quando ha raggiunto il massimo storico di 20mila dollari, il suo valore è crollato. Dopo una drastica correzione del 70%, la moneta digitale si è stabilizzata intorno ai 6mila dollari, tra chi parla di una bolla, una moda finita, e chi invece di una normalizzazione della criptovaluta in vista di un nuovo balzo esponenziale.

I bit-ottimisti guardano a due indizi: il primo è che la volatilità è molto diminuita negli ultimi mesi; il secondo è che l’ultima correzione “è stata di gran lunga inferiore rispetto a quelle viste dopo i due precedenti picchi”, nel 2011 e nel 2014. Christian Miccoli, che ha lavorato più di due anni alla messa a punto di Conio, società fintech che offre servizi blockchain a privati e aziende per la compravendita di criptovalute, è certo che nei prossimi anni il mercato esploderà. “Tra 2018 e fine 2019, almeno una o due banche per Paese europeo entreranno nel mercato. Dal 2020 l’ingresso sarà massiccio, con un effetto sui prezzi”, è la sua previsione.

Per il co-fondatore e ceo di Conio, saranno gli operatori finanziari tradizionali a ritagliarsi uno spazio per quello che appare sempre più come un asset piuttosto che una moneta. Nel Regno Unito, ha aperto le danze la banca digitale Revolut, che ha permesso il trading di criptovalute spiazzando i concorrenti.

In Italia, gli istituti hanno due possibilità con i Bitcoin: “Ci sono diversi approcci: possono incorporarli in qualche prodotto di investimento, tipo assicurazioni vita e fondi, o trattarli come una valuta, da utilizzare anche per le spese quotidiane”, spiega Miccoli in un’intervista all’Adnkronos. Nel settore investimenti, le caratteristiche del Bitcoin sono “particolarmente interessanti e rare, perché proteggono da crisi e rischi sistemici”.

I Bitcoin in circolazione, che oggi hanno un valore di circa 120 miliardi dollari, “non hanno alcuna correlazione con i classici mercati finanziari”. E, in casi estremi, “possono anche salvare un portafoglio“. L’ideale sarebbe limitarli all’1% o 2% del patrimonio, “naturalmente con la dovuta attenzione”.

L’interesse del pubblico resta alto: non ci sono numeri certi, ma ad esempio Bitcoin talk, il forum di discussione sul tema, è frequentato in Italia da più di 200mila persone. La stessa Poste italiane, con una quota del 17-18%, è nell’azionariato di Conio dal 2015, dopo l’investimento di Postecom. L’app, che dopo una lunga fase di test ha aperto a tutti ufficialmente a febbraio, ha “già qualche migliaio di clienti” e, secondo Miccoli, l’accordo con Confinvest per convertire Bitcoin in oro e viceversa non drenerà investimenti verso il bene rifugio per eccellenza. “E’ un momento in cui la gente tende a comprare, non a vendere”.

LA QUESTIONE SICUREZZA

L’alone di mistero e indeterminatezza che circonda gli scambi della criptovaluta inventata da Satoshi Nakamoto, spesso preda di cyberattacchi, può essere superato con un buon sistema di deposito e sicurezza delle criptomonete. Conio punta a offrire questo a risparmiatori e intermediari finanziari: strumenti a prova di furti e smemoratezza per poter gestire i Bitcoin.

Insieme a Vincenzo Di Nicola, l’altra ‘mente’ di Conio, Miccoli, che in passato è stato amministratore delegato di CheBanca e padre del Conto Arancio di Ing, ha realizzato un software di sicurezza con una tecnologia “tra le più avanzate”. La chiave del proprio wallet, fondamentale per disporre delle criptovalute, viene spacchettata in tre pezzi: “Il concetto alla base è quello della responsabilità distribuita: un pezzo lo ottiene il cliente, uno noi e un altro un’organizzazione esterna. Ma bastano due parti della chiave per risalire alla stringa intera: così, il cliente è protetto anche se Conio sparisce”.

Per banche e assicurazioni, l’obiettivo è dare “un’alternativa forte e solida ai rischiosi Exchange (i siti dove si negoziano i Bitcoin, ndr) per la custodia di asset digitali”. Se gli operatori finanziari tradizionali sbarcassero nel mercato dei Bitcoin, secondo Miccoli “non sarebbe così impensabile se ques’ultimo riuscisse a eguagliare le dimensioni di quello dell’oro”, che di dollari ne vale 15mila miliardi.

Fonte: ADNKronos  –  http://www.adnkronos.com/soldi/finanza/2018/07/05/bitcoin-conio-scommette-ingresso-banche-nel-mercato_EkoIXNYxmA2em9qPFAv2cM.html