Prezzi: Istat abbassa stime, inflazione a giugno 1,3%

L’Istat rivede la stima del tasso di inflazione a giugno abbassandola all’1,3%. La stima preliminare era dell’1,4%. Secondo i dati definitivi l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,2% rispetto al mese precedente e dell’1,3% su base annua (in crescita dal +1% registrato a maggio).

L’inflazione pesa sulla spesa settimanale delle famiglie. I prezzi del cosiddetto carrello della spesa con i beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano un aumento del 2,2% su base annua (da +1,7% registrato a maggio), secondo i dati definitivi dell’Istat. Su base mensile c’è invece un calo dello 0,2%.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/07/17/prezziistat-abbassa-stime-giugno-a-13_063b24ce-d31e-41f0-86e5-793ba394c63a.html

Fmi: economia Italia rallenta, Pil 2018 si ferma a +1,2%

L’economia italiana rallenta: la crescita del Pil si ferma al +1,2% nel 2018 per poi scendere ulteriormente, inchiodandosi all’1,0% nel 2019. Il Fondo Monetario Internazionale rivede al ribasso le stime per il Belpaese, tagliandole di 0,3 punti percentuali per quest’anno e di 0,1 punti per il prossimo e mostrandosi più ‘pessimista’ rispetto all’Unione Europea, alla Banca d’Italia e anche all’Ufficio Parlamentare di Bilancio. La sforbiciata rispetto alle stime di aprile contenute nel World Economic Outlook è legata ”agli spread più ampi sui titoli di stato e alle più stringenti condizioni finanziarie in scia alla recente incertezza politica”. Condizioni che il Fondo si attende possano ”pesare sulla domanda interna” italiana.

La perdita di slancio della ripresa del Belpaese è certificata anche dall’Upb, che prevede un pil in crescita dell’1,3% nel 2018: osservando la tenuta dei consumi ma il calo di investimenti ed export, l’ufficio parlamentare di bilancio riporta un’occupazione in ripresa anche se l’area delle risorse sottoutilizzate è ancora ampia. Le previsioni dell’Upb sono in linea con quelle della Banca d’Italia, che stima per il 2018 una crescita dell’1,3 e per il 2019 un +1%, e della Commissione Ue che parla di una crescita dell’1,3% quest’anno e dell’1,1% il prossimo. Il rallentamento italiano – spiega il Fmi – si inserisce nel quadro della frenata di Eurolandia, incluse Germania e Francia. Dopo il +2,4% del 2017, il Pil dell’area euro e’ atteso ”gradualmente rallentare” al +2,2% quest’anno e all’1,9% il prossimo, ovvero 0,2 e 0,1 punti percentuali in meno rispetto ad aprile. Invariate invece le previsioni per gli Stati Uniti, al +2,9% nel 2018 2 al 2,7% nel 2019, il cui slancio continua grazie al taglio delle tasse da 1.500 miliardi di dollari di Donala Trump. Ma la volata americana è a rischio di una frenata: gli Usa sono ”vulnerabili” a una guerra commerciale globale, afferma il Fondo, vedendo nei dazi la maggiore minaccia alla crescita del mondo.

Il protezionismo – spiega l’istituto di Washington – va evitato perchè rischia di far deragliare la ripresa: in gioco c’è lo 0,5% del pil globale entro il 2020, quando l’economia, a carte ferme, è prevista crescere del 3,8%. A preoccupare è anche l’andamento dei conti pubblici americani: in un contesto di debito elevato, un ulteriore aumento del deficit già alto rischia di far mancare agli Usa gli strumenti necessari per fronteggiare un’eventuale recessione. Fra i crescenti rischi che si accumulano nell’orizzonte economico c’è la maggiore incertezza politica in Europa, che ”si trova ad affrontare sfide politiche fondamentali sui migranti, sulla governance di bilancio e sull’architettura istituzionale dell’area euro”.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/07/16/fmi-taglia-pil-italia-in-2018-12_e04403e8-f3f1-42ef-9568-673ff22918fe.html

Istat, conferma stima Pil 2018 a 1,4%

L’Istat conferma per il 2018 una previsione di crescita del Prodotto interno lordo (Pil) dell’1,4% in termini reali. Lo rileva l’Istat nel report sulle prospettive dell’economia italiana, lasciando per il Pil inalterate le stime di novembre. “La domanda interna al netto delle scorte – spiega – fornirebbe un contributo positivo alla crescita”, mentre “l’apporto della domanda estera netta risulterebbe nullo e quello della variazione delle scorte marginalmente negativo”.
   
Sulla crescita dell’economia italiana, stimata all’1,4% nel 2018, restano “alcuni rischi al ribasso rappresentati da una più moderata evoluzione del commercio internazionale e da un incremento più accentuato del prezzo del petrolio”. L’Istat che, immaginando uno scenario in “rallentamento del commercio mondiale, pari a 0,5 punti percentuali associato ad un incremento del 10% del prezzo del Brent”, stima una minore crescita del Pil pari a “0,2 punti percentuali”, quindi all’1,2%.

La disoccupazione cala ma piano, 10,8% nel 2018 – “Le condizioni del mercato del lavoro registreranno un ulteriore miglioramento con un aumento dell’occupazione (+0,8% in termini di unità di lavoro) e una progressiva, ma lenta, diminuzione del tasso di disoccupazione (10,8%)”. Lo rileva l’Istat nelle ‘prospettive sull’economia italiana’ per il 2018. La quota di chi cerca lavoro, sottolinea l’Istituto, “rimarrà comunque significativamente superiore a quella dell’area euro”.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/05/22/istatconferma-stima-pil-2018-a-14_a8ceb9cf-4f28-4572-9eef-90eace200e0c.html

Bankitalia: debito oltre quota 2.300 mld, record a 2.302 mld

A marzo il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato di 15,9 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.302,3 miliardi. L’incremento è dovuto al fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (20,1 miliardi), in parte compensato dalla diminuzione delle disponibilità liquide del Tesoro (3,5 miliardi, a 44,8; erano 54,6 miliardi a marzo 2017). Lo comunica Bankitalia nel fascicolo “Finanza pubblica, fabbisogno e debito”. Il record precedente era a luglio scorso a quota 2.300.

Il risultato – spiega Via Nazionale – è dovuto anche “all’effetto complessivo degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio (0,8 miliardi)”. Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, “il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 16,0 miliardi e quello delle Amministrazioni locali è diminuito di 0,1 miliardi; il debito degli Enti di previdenza è rimasto pressoché invariato”.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/05/15/bankitalia-debito-oltre-quota-2.300-mld-a-2.302-mld-_7a6d5180-9f3c-4393-9651-401785dfce32.html

Da oggi in collocamento il Btp Italia a otto anni

La tredicesima tranche del Btp Italia, il titolo di Stato indicizzato all’inflazione destinato soprattutto ai risparmiatori retail, è in collocamento da questa mattina e finora le richieste superano il miliardo e si attestano a 1,583 miliardi. Fino a mercoledì 16 maggio l’emissione è riservata ai risparmiatori individuali, le cui richieste verranno interamente soddisfatte senza limiti. Agli investitori istituzionali è riservata invece la sola mattinata del 17 maggio, con facoltà per il ministero dell’Economia di procedere a un riparto nel caso in cui il totale degli ordini ricevuti risulti superiore all’offerta finale stabilita dal Tesoro. Il primo Btp Italia fu proposto per la prima volta nel 2012 in piena crisi del debito sovrano e nelle passate emissioni ha fatto registrare contratti sottoscritti per un controvalore complessivo di circa 132 miliardi.

La durata in questo caso è di 8 anni e prevede cedole semestrali, indicizzate all’indice dei prezzi al netto dei tabacchi Foi (ovvero le famiglie di operai e impiegati), a cui si aggiunge il pagamento del recupero dell’inflazione maturata nel semestre. Il tasso minimo garantito è stato stabilito allo 0,4%, a cui va sommata la parte data dalla rivalutazione dell’inflazione. Il rimborso è unico a scadenza e, a chi acquista l’emissione durante la fase del collocamento dedicata ai risparmiatori individuali e conserva il titolo fino al termine naturale, verrà corrisposto un premio del 4 per mille lordo calcolato sul capitale investito.

Intanto lo spread Btp/Bund tratta poco mosso a 131,669 punti base. E’ pronto il contratto di Governo tra Lega e Movimento 5 Stelle, ma ancora non si conosce il nome del premier. L’accordo è stato trovato dopo un vertice notturno tra i leader di Lega e M5S, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che oggi pomeriggio saliranno al Quirinale per un nuovo giro di consultazioni.

Fonte: MilanoFinanza  –  https://www.milanofinanza.it/news/da-oggi-in-collocamento-il-btp-italia-a-otto-anni-201805141155344993

Bce: serve ancora ampio stimolo monetario

L’ultimo consiglio direttivo della Bce “ha confermato la necessità di un elevato grado di accomodamento monetario”. Lo scrive la Bce nel bollettino mensile, secondo cui c’è stata una “lieve moderazione” della crescita nell’Eurozona, che resta in linea “con un’espansione dell’economia solida e generalizzata”.
Secondo la Bce “le misure dell’inflazione di fondo restano contenute” ma questa “dovrebbe aumentare gradualmente nel medio periodo sostenuta delle misure della Bce”.
Inoltre “una più efficace condivisione dei rischi tra paesi potrebbe contribuire ad aumentare la capacità di tenuta” dell’Eurozona, scrive Francoforte, confrontando l’Eurozona agli Usa, ed evidenziando che “i trasferimenti dal bilancio federale contribuiscono in in modo significativo all’assorbimento” degli shock dei singoli stati negli Usa mentre sono “trascurabili” nell’Eurozona: di conseguenza l’80% di tali shock non viene assorbito contro massimo il 40% negli Usa.

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/05/10/bceserve-ancora-ampio-stimolo-monetario_136d91dd-d855-4746-bad0-9d593da5c772.html

Spauracchio aumento Iva

Evitare l’aumento dell’Iva è la sfida principale per il prossimo governo. Sul 2019 pende infatti la spada delle clausole di salvaguardia, la cui sterilizzazione non è ancora stata scongiurata. Se dovessero scattare, oltre al conseguente aggravio per i bilanci delle famiglie e un calo dei consumi si verificherebbe un effetto depressivo sulla produzione e un peggioramento dei livelli occupazionali.

IMPEDIRE l’AUMENTO? ECCO QUANTO SERVE – Per evitare l’aumento dell’Iva il prossimo governo dovrà trovare 12,5 miliardi di euro per il 2019 e 19,1 miliardi di euro per il 2020. Il nuovo esecutivo, tecnico, di scopo, o ‘di tregua’ che sia, dovrà riuscire ad arrivare almeno a dicembre per approvare una manovra in grado di limitare o impedire l’aumento dell’Iva o comunque di accompagnarlo con misure che ne bilancino le implicazioni negative.

ALIQUOTA AL 24,2% – Nel caso in cui non ci fosse un governo in autunno in grado di approvare la manovra, scatterebbe l’esercizio provvisorio. A quel punto le clausole di salvaguardia sarebbero inevitabili. In un tale scenario, a partire dal primo gennaio 2019 l’aliquota ordinaria passerebbe dal 22 al 24,2%, mentre quella ridotta salirebbe dal 10 all’11,5%. Negli anni successivi la situazione potrebbe peggiorare, fino a portare l’Iva ordinaria al 25% nel 2021 e quella agevolata al 13% nel 2020.

LA STANGATA – Secondo Coldiretti, l’aumento di Iva e accise sarebbe un duro colpo per la spesa delle famiglie italiane, in alimenti e bevande. “Il pericolo dell’aumento dell’Iva riguarda beni di prima necessità come carne, pesce, yogurt, uova, riso, miele e zucchero con aliquota al 10% e il vino e la birra al 22% che rappresentano componenti importanti nei consumi delle famiglie” si legge in una nota della Coldiretti.

“La spesa alimentare – conclude la nota – è la principale voce del budget delle famiglie dopo l’abitazione con un importo complessivo di 215 miliardi ed è quindi un elemento importante per la ripresa dell’economia”.

Fonte: ADNKronos  –  http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2018/05/07/spauracchio-aumento-iva_2nYqfPrHfRWpupgdmGxC0I.html

Segnali di rallentamento per l’Italia, crescita meno intensa

Nell’economia italiana “si rafforzano i segnali di rallentamento delineando uno scenario di minore intensità della crescita”. Lo scrive l’Istat nell’ultima nota mensile sull’andamento dell’economia italiana relativa al mese di aprile.

Ad aprile, segnala l’Istat, la fiducia di imprese e famiglie è caratterizzata da una generale tendenza al peggioramento. Il clima di fiducia dei consumatori è lievemente diminuito mantenendosi sui livelli comunque elevati. L’indice composito del clima di fiducia delle imprese ha evidenziato un peggioramento influenzato dai giudizi negativi delle imprese del commercio mentre quelle delle costruzioni sono le uniche a fornire un quadro positivo.

Nel settore manifatturiero il peggioramento della fiducia è attribuibile quasi interamente alla componente degli ordini. A conferma del parziale rallentamento della produzione, nel primo trimestre il grado di utilizzo degli impianti ha segnato un lieve arretramento. L’indicatore anticipatore, sintetizza l’Istituto di statistica, si mantiene su livelli elevati anche se si confermano i segnali di decelerazione delineando uno scenario di minore intensità della crescita.

Per quanto riguarda il primo trimestre dell’anno, l’Istat ricorda che l’economia italiana è cresciuta allo stesso ritmo dei trimestri precedenti. La produzione del settore manifatturiero e le esportazioni hanno registrato invece alcuni segnali di flessione. L’occupazione è tornata ad aumentare anche se il processo di crescita dell’occupazione femminile ha segnato una pausa. L’inflazione si è confermata moderata e in ripiegamento. Il commercio internazionale e l’economia dell’area euro mostrano infine lievi segnali di rallentamento. 

Fonte: ANSA  –  http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2018/05/07/segnali-di-rallentamento-per-litalia-crescita-meno-intensa_7490a9f8-2b08-4d97-a9c6-9576912f4629.html